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PATRON: «ABBIAMO 25 MILIONI IN CASSA PER SCUOLE E VIABILITA’ MA NON POSSIAMO USARLI»

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Prima intervista per il nuovo presidente della Provincia di Padova: ecco cosa succederà da qui al 31 dicembre

La rivoluzione delle Province è iniziata. E a guidare il cambiamento, a Padova, sarà Mirko Patron, da lunedì 14 aprile, ufficialmente, “presidente reggente” dell’ente, dopo che il Consiglio provinciale ha ratificato il passaggio di consegne con Barbara Degani, neosottosegretario all’Ambiente del Governo Renzi. Già sindaco di Campodarsego, esponente dell’Ncd, come la Degani, Patron manterrà entrambi i ruoli «perché», spiega, «non esiste alcun conflitto di interessi. Anzi: abbiamo solo anticipato i tempi, visto che dall’1 gennaio 2015 i presidenti delle Province saranno automaticamente scelti tra i primi cittadini».

Cosa succede adesso?

«La prima data di cui tener conto è il 12 giugno, giorno in cui a Padova terminerà la legislatura, a cinque anni dalle ultime elezioni. In base a quanto stabilito dal decreto Delrio i presidenti delle Province e le giunta resteranno in carica fino al 31 dicembre, a titolo gratuito, mentre decadranno i consigli provinciali, le cui funzioni saranno ricoperte dal presidente stesso».

E da qui al 31 dicembre, cosa accadrà?

«Lavoreremo per preparare il nuovo statuto dell’ente. Nel frattempo il Governo dovrà chiarire quali deleghe resteranno alle Province e quali passeranno a comuni e Regioni, anche se è già stato stabilito che le deleghe principali rimarranno, e mi riferisco in particolare all’edilizia scolastica, alla viabilità, all’ambiente e al territorio. In ogni caso, come detto, entro il 30 settembre i nuovi sindaci devono riunirsi per varare regolamenti e statuti».

Arriviamo al 2015.

«Dal gennaio 2015 si insedierà il nuovo presidente e un consiglio molto ridotto rispetto al passato, con 16 componenti che dovranno essere obbligatoriamente sindaci, amministratori o consiglieri comunali eletti. I cittadini non voteranno più direttamente per la Provincia, voteranno i consiglieri eletti nei 104 comuni del territorio. Tengo a chiarire che le Province non spariranno, ma rimarranno come enti di secondo livello».

Nel frattempo ci saranno rimpasti tra gli assessori?

«Non credo. Per ora siamo in otto. Certo, visto che si dovrà lavorare a titolo gratuito, può anche succedere che qualcuno faccia un passo indietro o che altri si aggiungano agli assessori attuali».

E dei beni immobiliari della Provincia – scuole,  Questura, Museo della Medicina al Kursaal  e non solo – che accadrà?

«E’ un momento in cui è difficile dismettere, per mancanza di richiesta, anche se già stiamo provando a farlo. In ogni caso sarà fondamentale attendere i decreti attuativi del Governo, che devono fare chiarezza anche su questo punto. E poi spero soprattutto che possano essere sbloccate risorse che abbiamo ma sono vincolate dal patto di stabilità. Mi riferisco in particolare ai 10 milioni di euro bloccati per progetti di edilizia scolastica già approvati e finanziati, e i circa 15 a disposizione per la viabilità. Spero soprattutto che si possa muovere qualcosa per la scuola, visto che Renzi ha chiarito da subito che sarebbe stata una priorità del nuovo esecutivo».

C’è un’altra questione che rimane in sospeso: che fine faranno i 430 dipendenti della Provincia?

«Quelli che lavorano nei settori che rimarranno di diretta competenza della Provincia continueranno a farlo. Gli altri seguiranno le deleghe, lavorando per Comune o Regione, in base alle dirette competenze. Ma mi sento di dire che nessuno resterà a casa».

Aldilà degli aspetti tecnici, cosa pensa realmente della riforma Delrio? Porterà un reale risparmio per le casse dello Stato?

«Io credo che quello che si può tagliare debba essere tagliato, e così sarà per quanto riguarda i compensi dei componenti del futuro consiglio. Detto questo, è necessario che il Governo faccia chiarezza su molti punti: per primi siamo proprio noi amministratori ad averne bisogno».

Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it

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