Fabbrica Padova, in collaborazione con lo Studio Gambalonga & Partners, intende portare all’attenzione del dibattito nazionale il tema della moltitudine dei contratti di lavoro. Lo stesso impiegato può costare all’azienda oltre 6.000 euro in più all’anno a seconda del Ccnl applicato. In busta paga, poi, un magazziniere con identiche mansioni può ricevere sino a 2.500 euro netti in meno se lavora nell’artigianato rispetto a uno occupato nel commercio. Il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio: «E’ giunto il momento di rivedere profondamente tutta la materia, creando finalmente lo Statuto del Lavoro, prevedendo tutele generali minime garantite di base, valide per chiunque».
Quali e quanti sono i contratti collettivi attivi in Italia per l’impresa manifatturiera? Uno, verrebbe da rispondere a un profano. Sbagliato. Sono 52. E in alcuni settori specifici, come quello metalmeccanico o quello edile, se ne applicano addirittura cinque distinti (si veda la tabella 1, in allegato, per tutti i dettagli). E’ a partire da queste considerazioni che Confapi Padova, attraverso il suo centro studi Fabbrica Padova e in collaborazione con lo Studio Gambalonga & Partners, intende portare all’attenzione del dibattito nazionale il tema della moltitudine dei contratti di lavoro.
DUE FIGURE TIPO. A titolo esemplificativo è stata esaminata la posizione di due “figure tipo”: un impiegato d’ordine e un operaio magazziniere. La tabella 2 (in allegato) presenta le differenze di trattamento per un lavoratore che esegua le stesse mansioni (residente a Padova, senza figli) a seconda del Contratto collettivo nazionale applicato dalla sua azienda: nello specifico sono stati considerati i Ccnl Metalmeccanico di Confindustria, Metalmeccanico di Confartigianato, Turismo-pubblici esercizi firmato da Confcommercio e Commercio firmato da Confcommercio.
A balzare subito agli occhi è la notevole differenza di trattamento e di costi per l’azienda. Un impiegato d’ordine del settore Metalmeccanico-Confartigianato costa all’impresa 23.925 euro, che salgono a 30.102 (più 6.177 euro, pari a un +25.8%) se il contratto è quello di Commercio-Confcommercio. Allo stesso modo, il costo per l’impresa di un operaio magazziniere del settore Metalmeccanico-Confartigianato è di 25.179 euro l’anno, che salgono a 30.789 (più 5.610 euro, pari a un +22.3%) per un contratto del settore Commercio firmato da Confcommercio.
E se andiamo a guardare la retribuzione netta ricevuta dal lavoratore? Anche in questo caso le differenze di trattamento sono considerevoli. Un magazziniere riceve 13.592 euro netti all’anno in busta paga attraverso un Ccnl del settore Metalmeccanico-Confartigianato, cifra che sale a 16.094 euro se il Ccnl applicato è quello del Commercio-Confcommercio (2.502 euro in più, pari a un +18.4%).
Occorre poi precisare che, se è vero che il proliferare dei contratti collettivi crea costi differenti, non va dimenticato che ulteriori differenze di costo sono legate anche al diverso inquadramento Inps - Inail, in base al settore di appartenenza: un diverso inquadramento Inps - Inail determina infatti diverse aliquote contributive Inps e premi Inail diversi. Per esemplificare: se un operaio magazziniere lavora con lo stesso rischio assicurativo nel settore Commercio - Industria -Artigianato paga un premio Inail che può variare da: 35 per mille, 42 per mille o 54 per mille.
PERCHÉ QUESTE DISPARITÀ DI TRATTAMENTO? «Ha senso che siano presenti queste disparità? La domanda da cui partiamo è: cosa differenzia realmente i contratti di lavoro? O, per tradurla in altri termini: le differenze rispecchiano le necessità attuali dei lavoratori? La risposta è no e la fotografia scattata lo dimostra» evidenzia Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova. «La logica dei contratti multipli e differenti declinati per singole diverse organizzazioni sindacali non risponde più alle mutate condizioni della società globalizzata. E’ superata. Le attuali, sempre più trasversali, funzioni del lavoro prescindono completamente dalle logiche dei contratti di settore. Di fatto, oggi i Ccnl non regolano il lavoro in quanto tale, ma si basano su elementi che definirei “accessori” come il contesto, il settore, le dimensioni dell’azienda, il territorio in cui è situata. E’ nostra ferma opinione che sia giunto il momento di dar vita allo Statuto del Lavoro, prevedendo tutele generali minime garantite di base, valide per chiunque lavori. Oggi esiste uno Statuto dei lavoratori assai datato. Qualcuno propone anche uno statuto degli imprenditori, e trovo l’idea bizzarra. Entrambe le soluzioni assecondano una logica “sindacale” superata. Noi proponiamo di creare finalmente un unico Statuto del Lavoro che preveda un salario minimo garantito e tutele generali minime di base, valide per tutti, con regole uniche comuni, che annichiliscano la logica della “lotta di classe”. Soltanto in questo modo potremo conferire pari dignità a ogni lavoratore, lasciando poi all’ulteriore contrattazione aziendale i distinguo tra territorio e territorio, tra condizione e condizione».
«IL RIORDINO È NECESSARIO». Un intervento corroborato da quanto sostiene Giancarlo Gambalonga, consulente del lavoro e fondatore dello Studio Gambalonga & Partners, che sottolinea la complessità normativa sottostante la proliferazione dei contratti. «Il tema della proliferazione dei contratti collettivi rappresenta, per l’ambito Jus lavoristico, in cui tutti i giorni professionisti e imprese si trovano coinvolti, un argomento assai scottante. Infatti la delega sempre più ampia che i governi negli ultimi 10 anni hanno concesso alla contrattazione collettiva per normare materie legate alla gestione del rapporto di lavoro ha portato professionisti e imprese a dover gestire problematiche sempre più complesse legate al recupero della corretta normativa da applicare nei casi pratici, dall’elaborazione paghe alla consulenza del lavoro» afferma Gambalonga. «Un riordino in tema di contratti collettivi, avviandosi verso una riduzione del numero degli stessi, avrebbe lo stesso effetto di un Jobs Act, poiché si otterrebbe una contemporanea e incisiva semplificazione contrattuale e di gestione dei rapporti».
PERCHÉ ESISTONO 52 MODI DIVERSI DI NORMARE LO STESSO LAVORO? PARTE DA PADOVA LA BATTAGLIA DI CONFAPI PER IL CONTRATTO UNICO DEL SETTORE MANIFATTURIERO - Leggi l'elaborato prodotto da Fabbrica Padova e dallo Studio Gambalonga & Partners
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
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