Il direttore generale della Confederazione Massimo Maria Amorosini presenta i risultati della Indagine Congiunturale sulle PMI che, dal 2004, Confapi promuove con cadenza semestrale, raccogliendo dati e opinioni su un campione significativo di imprese di differenti dimensioni, che operano in molteplici settori e nelle varie aree geografiche del Paese.
Negli ultimi tempi alcuni dati aggregati hanno messo in luce segnali di miglioramento della situazione congiunturale, che sono parzialmente confermati dalla nostra rilevazione presso le PMI aderenti all’universo Confapi. Il nostro “termometro” dello stato di salute delle imprese, misurato dai saldi di opinione relativi alla situazione corrente e dalle aspettative sul semestre in corso, torna in territorio positivo per tutte le voci, siano esse produzione, ordini o fatturato. La produzione segna un saldo positivo dell’5,6%, gli ordini del 2,6% e il fatturato si assesta intorno a livelli un po’ inferiori, il 2,2% circa. Le imprese che vedono un peggioramento del business aziendale sono ancora il 24,7% del campione: un numero molto consistente, ma inferiore a quello rilevato nella passata indagine. Ciò non accedeva dal primo semestre 2011.
Ma occorre molta cautela. In buona sostanza: ci sono segnali di una leggera ripresa, ma non c’è slancio. Manca una spinta decisiva che possa affermare una ripresa solida e sancire definitivamente un andamento migliore del business aziendale poiché, nel loro insieme i dati rimangono ancora molto distanti dall’indicare un recupero rispetto ai valori antecedenti la caduta del 2009.
I rilevamenti ci confermano peraltro che la domanda domestica continua a registrare saldi peggiori rispetto alla domanda estera. Infatti, dalla localizzazione dei mercati di vendita, le imprese intervistate hanno resa esplicita la particolare debolezza del mercato italiano rispetto a quello estero. Analizzando i saldi di ordini e fatturato per mercato di interesse, non possiamo non notare che è proprio il mercato nazionale a mostrare i saldi peggiori. Infatti, circa il 32% delle imprese intervistate dichiara di aver registrato una diminuzione degli ordini in Italia, che nella precedente rilevazione era il 27%.
D’altro canto, la domanda estera, pur presentando dei saldi migliori rispetto al mercato interno, registra dei valori più modesti: si registrano dei saldi positivi solo sui mercati UE.
La diminuzione maggiore del livello degli ordini si ha per il fatturato interno –4,01%, mentre il saldo del fatturato proveniente dall’attività dei Paesi Ue è positivo del 4,79%. Le imprese però che hanno rapporti commerciali nei paesi extra UE segnalano un saldo negativo del -6,09%.
Ma veniamo all’occupazione: Nel corso del 2015, secondo le fonti statistiche ufficiali, l’occupazione è aumentata (0,8 per cento nella media dei primi otto mesi sull’anno precedente); l’evidenza finora disponibile indica che l’incremento dell’occupazione dipende essenzialmente dallo Jobs Act.
Nel primo semestre del 2015, l’occupazione segna un saldo leggermente positivo: passando da uno – 8,23% ad un + 0,44%. C’è anche da dire che la maggior parte delle imprese intervistate, il 67,98%, nel corso del primo semestre del 2015, non ha né assunto né interrotto rapporti di lavoro.
Il 15,79% del campione intervistato ha effettuato dei tagli all’organico lavorativo a fronte di un 16,23% che ha assunto nuova forza lavoro.
I dati seppure migliorino rispetto ai semestri precedenti, non rispecchiano in pieno l’entusiasmo di questi ultimi mesi su l’effettiva riduzione del tasso di disoccupazione nel nostro Paese. Questa evidente poca propensione ad assumere nuovo personale denota evidentemente come, le piccole e medie imprese, vivano ancora in una situazione di incertezza e, nonostante le misure incentivanti, sembra che manchi una spinta più virtuosa che possa permettere di creare nuova occupazione.
Comunque, per il secondo semestre del 2015, gli imprenditori si aspettano un graduale passo in avanti.
Il leggero miglioramento delle condizioni economiche si riflette anche sulla ripresa dell’autofinanziamento, che torna a mostrare un saldo positivo consistente.
Aumenta di circa 10 punti percentuale il saldo relativo al ricorso all’autofinanziamento che passa dal 3,29% al 13,4%.
In una fase di incertezza è chiaro che decisioni di investimento assumono rilevanza particolare nell’inquadramento positivo o negativo della congiuntura. Nella presente rilevazione il 61,75% delle imprese non ha effettuato nuovi investimenti nel corso del I semestre del 2015.
Rispetto al II semestre del 2014, il 38,25% degli imprenditori che ha investito dichiara un aumento degli investimenti nella misura del 63,86%. Tra questi, il 27,71% degli intervistati ha dichiarato che l’andamento degli investimenti si è mantenuto stabile rispetto al semestre precedente, a fronte di un 8,43% che ha visto una diminuzione degli stessi.
Le imprese che hanno effettuato investimenti (41,6%), nel corso del I semestre del 2015, principalmente hanno investito al fine di ampliare il potenziale della propria azienda con impianti, macchinari e attrezzature all’avanguardia.
Vi è un aumento sia degli investimenti materiali sia di quelli immateriali. Una percentuale considerevole di imprese ha aumentato gli investimenti legati alla formazione e alla certificazione, una parentesi positiva che delinea la volontà degli imprenditori di aumentare le capacità aziendali per far fronte a mercati sempre più globalizzati e competitivi.
Per concludere, l’economia italiana ha subito più velocemente e più intensamente degli altri Paesi europei il contraccolpo dei fattori di crisi che hanno condizionato l’economia globale in questi ultimi anni.
In un momento in cui tutto il sistema produttivo del nostro Paese è alla ricerca di un nuovo slancio, il tessuto imprenditoriale delle piccole e medie imprese deve ritrovare, all’interno ma soprattutto all’esterno, i giusti supporti e sostegni per essere il vero protagonista di una ripresa che forse oggi appare un po’ più a portata di mano.
Massimo Maria Amorosini
Ufficio Stampa Confapi Padova
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