Venerdì 2 dicembre la tavola rotonda “La gestione del passaggio generazionale e la tutela del patrimonio”, all'interno del Master Confapi - Federmanager a Monteortone (Abano Terme). Stefano Pozzi: «Un percorso da costruire nel tempo, investendo nella formazione».
La necessità di garantire continuità di governo all’impresa obbliga al confronto con imprescindibili riflessioni, a partire da questa domanda: a chi e quando lascerò la mia attività? A pochi giorni dalla tavola rotonda “Passaggio generazionale e tutela del patrimonio” in programma venerdì 2 dicembre all’interno del Master, abbiamo anticipato alcuni dei temi che saranno trattati intervistando Stefano Pozzi, esperto di organizzazione aziendale e risorse umane, fra i relatori dell’incontro.
Presidente Pozzi, la quasi totalità delle imprese trae origine o è destinata a un passaggio di consegne. Qual è il percorso più efficace per preparare e introdurre la nuova generazione?
«Innanzitutto occorre chiarire che si tratta di un percorso che richiede tempo e risorse. Il passaggio generazionale troppo spesso è legato all’indole delle persone coinvolte e invece necessita di investimenti di lungo periodo. Investimenti nella formazione, nell’inserimento in azienda e, se possibile, nell’esperienza da svolgere all’interno di altre imprese».
“Formazione” è la parola chiave del Master Confapi - Federmanager in corso di svolgimento a Monteortone. Eccola tornare anche adesso.
«Perché è la prima criticità da affrontare. Nel corso dell’incontro di venerdì ci saranno esperti che potranno sviluppare il tema sul piano del diritto, chiarendo molte questioni, ma occorre tener presente che il fallimento, nel passaggio di consegne, non è mai nei mezzi tecnici, ma nel percorso intrapreso o non intrapreso».
Il modello veneto ha nel DNA del suo tessuto economico e produttivo la conduzione squisitamente familiare, un fragile equilibrio di rapporti umani e patrimoniali che occorre immaginare nel tempo. I problemi nella successione alla guida delle imprese sono esclusivamente veneti?
«No, pensiamo a quanto accaduto in Esselunga o in Luxottica, quest’ultimo un caso veneto per origini geografiche ma che certo non può essere ristretto nei confini del territorio. Lo “sentiamo” di più qui perché quando ne parliamo ci riferiamo ad aziende che conosciamo direttamente, imprese della porta accanto, se mi passate l’espressione. Piuttosto, possiamo dire che in Veneto il problema si pone in modo particolare per la bassa managerialità all’interno del tessuto imprenditoriale. Poche volte la successione si verifica attraverso un passaggio graduale assistito, molto più spesso, se vogliamo rifarci a una metafora sportiva del mondo dell’atletica leggera, si attua il semplice “passaggio del testimone”. Ed è qui che si verifica l’errore, perché, alla prova dei fatti, nel passaggio di consegne non ci si scambia soltanto il testimone, ma spesso ci si trova a dover cambiare del tutto sport, dato che da una generazione all’altra muta totalmente il contesto in cui l’azienda opera. Il tema non è la continuità, ma il suo opposto: la discontinuità. Teniamolo presente: il passaggio non avviene mai in condizioni stabili, ma in un tempo che cambia».
E tuttavia la strategia imprenditoriale incrocia necessariamente una visione prospettica del quadro familiare.
«Diciamo che la bassa percentuale di manager all’interno delle nostre aziende per forza di cose fa sì che tutto sia nelle mani della famiglia. Ma è per questo motivo che consiglio di non aver paura di gestire la successione affidandosi a un temporary manager, proprio perché il passaggio raramente è indolore. La discontinuità per un periodo di alcuni mesi o di un anno può rivelarsi utile. Troppo spesso, invece, l’imprenditore diffida di questa figura, perché la vede come un corpo estraneo. E tuttavia, per esperienza diretta posso dire che i casi di maggior successo di passaggio generazionale si sono svolti attraverso l’affiancamento al vertice di un temporary manager. Aiuta a evitare che l’imprenditore chiamato a subentrare, nel momento in cui si trova a nuotare in un mare che non conosce bene, si possa ritrovare travolto da un’onda di 12 metri che, tra banche, strategie commerciali e concorrenza non saprebbe affrontare».
Alla tavola rotonda di venerdì 2 dicembre interverranno:
prof. Alberto Lanzavecchia, Università di Padova
avv. Giuseppe Ponzi, notaio
dott. Stefano Pozzi, Esperto di organizzazione aziendale e HR
Modererà l'incontro:
Flavio Zelco, presidente U.C.I.D. Padova
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it