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«RECOVERY FUND, L’ITALIA NON SPRECHI L’OCCASIONE E PUNTI SUI GIOVANI: POSSONO ESSERE I VERI ATTORI DEL CAMBIAMENTO»

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Il monito del presidente nazionale dei Giovani Imprenditori Confapi Jonathan Morello Ritter: «Non ripetiamo gli errori commessi con misure come il reddito di cittadinanza, che ha generato occupazione appena per il 2,4% dei suoi percettori. Con i 4 miliardi spesi si potevano creare subito 500 mila contratti con decontribuzione totale».

Di “Green New Deal” e “svolta tecnologica” spesso chi ci governa si è riempito la bocca, anche a sproposito. Ora, però, è necessario che le parole si trasformino in fatti, perché la Commissione Europea ha vincolato l’approdo delle risorse del Recovery Fund all’inserimento di interventi strutturali ben definiti. «E proprio il dinamismo e l’imprinting eco-tecnologico dei giovani possono consentire all’Italia di operare una svolta oggi non più rimandabile», rimarca il padovano Jonathan Morello Ritter, presidente nazionale dei Giovani Imprenditori Confapi. «Quando, a inizio febbraio, ho avuto modo di confrontarmi con il presidente dell’Europarlamento David Sassoli, ho insistito perché i giovani fossero al primo punto dell’agenda di governo. Ho trovato un interlocutore attento e consapevole della situazione. Oggi proprio i giovani possono essere i veri attori di questo cambiamento».

La riflessione di Morello Ritter si scontra con una realtà amara. Lo dicono i numeri, che attestano che, se il cambiamento è iniziato, l’Italia fa poco per aiutare chi dovrà affrontarlo. «Quando si sottolinea che la disoccupazione giovanile nel nostro Paese tocca il 30% ci si affida a una percentuale che non tocca il cuore: si tratta, però, di milioni di ragazzi. E nel mondo, a causa della pandemia, più di un giovane su sei ha smesso di lavorare. La cosa peggiore è che così aumentano gli inattivi, ovvero persone che il lavoro non lo cercano nemmeno. Sì, perché più trascorre tempo dall’ultimo impiego, più è difficile trovarne uno e, soprattutto, passa la “voglia di cercarlo”. Il sistema Italia oggi non aiuta a rimboccarsi le maniche, piuttosto elemosina e incentiva questa posizione con misure di assistenzialismo. E invece è doveroso sostenere chi è in difficoltà, ma bisogna anche aiutare le persone a ripartire».

A questo riguardo, la misura simbolo è sicuramente il reddito di cittadinanza, per il quale sono stati stanziati quattro miliardi, che, come raccontano i numeri più recenti forniti da Anpal Servizi, hanno generato appena 65.302 assunzioni. Considerando che le persone che lo ricevono sono 2.721.036, significa che appena il 2,4% di questi ha trovato un impiego. «Quindi abbiamo oltre 2 milioni e mezzo di persone che non lavorano e non studiano, ma percepiscono un sussidio: quello che rimane il loro obiettivo. Nel 2019 l’Istat rilevava come la disoccupazione al Sud (17,6%) sia tre volte quella del Nord Italia (6,1%). Un divario che rischia di aumentare se le politiche continueranno a premiare chi resta a casa. In un contesto simile ci chiediamo: come è possibile crescere e mettere su famiglia? Già, nel 1961, sempre l’Istat ci dice che il numero medio di figli per donna era 2,4: per il 2030 si stima sarà meno della metà».

Ma cosa sarebbe stato possibile fare con i 4 miliardi stanziati per il reddito di cittadinanza? «Il reddito di cittadinanza doveva essere un “prestito d’onore” che spronasse e incoraggiasse a trovare lavoro, e non un vitalizio che aggrava i numeri degli inattivi. Con le stesse risorse si possono avviare subito 500 mila contratti con decontribuzione totale, una formula, già presente nell’apprendistato, che piace molto alle imprese. Oppure sarebbe possibile finanziare a fondo perduto 130 mila nuovi progetti imprenditoriali, magari proprio nel settore green e tecnologico. Non sarebbe più utile?».

Nella foto Jonathan Morello Ritter nel suo ufficio e a colloquio con David Sassoli

Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it

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stampa@confapi.padova.it

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