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RISERVA DELLA BIOSFERA: COINVOLTI 15 COMUNI, RISPOSTA ENTRO IL 2024

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I Colli Euganei sono ufficialmente candidati a diventare una Riserva della Biosfera Unesco. Ma cosa significa nel concreto? Perché possono ambire a questo riconoscimento? E quali altre aree italiane lo hanno ottenuto?

LE RISERVE DI BIOSFERA

Le Riserve di Biosfera sono aree comprendenti ecosistemi terrestri, marini/costieri, o una combinazione degli stessi, riconosciute a livello internazionale nella struttura del Programma MaB (acronimo di Man and Biosphere) dell’Unesco.

Fregiarsi del riconoscimento di Riserva della Biosfera significa entrare in un ristretto club di siti italiani. Se infatti nel mondo si contano almeno 738 Riserve, nella nostra penisola le realtà che hanno superato l’esame Unesco sono appena 20, di cui 3 in Veneto: il Delta del Po dal 2015 (che peraltro è area di Parco regionale proprio come gli Euganei), il Po Grande dal 2019 e il Monte Grappa, da un paio di anni. Quest’ultima è peraltro l’ultima Biosfera concessa all’Italia dalla commissione Unesco.

IL PARCO

Il Parco Regionale dei Colli Euganei, di circa 18.694 ettari di superficie, è stato istituito nel 1989 identificando un’area di grande interesse geomorfologico, caratterizzata da colli di origine vulcanica formatisi circa 35 milioni di anni fa (Oligocene). Il Monte Venda, con i suoi 601 m. s.l.m., è il più alto della formazione.

Il Parco, abitato dall’uomo fin dal Paleolitico Inferiore, racchiude interessanti siti archeologici, musei naturalistici ed etnografici. Al suo interno si collocano 15 comuni (Abano Terme, Arquà Petrarca, Baone, Battaglia Terme, Cervarese Santa Croce, Cinto Euganeo, Este, Galzignano, Lozzo Atestino, Monselice, Montegrotto Terme, Rovolon, Teolo, Torreglia, Vo’).

La Riserva riguarderebbe l’intera superficie di questi 15 Comuni (che contano quasi 112 mila abitanti), per un’estensione (34 mila ettari), circa il doppio di quella del Parco. Territori che uniscono al pregio ambientale le suggestioni di fortificazioni medievali, antichi borghi in pietra, ville venete, giardini storici, eremi e monasteri, avvolti nella quiete di pregiati vigneti. Le aree boschive sono dominate da ampie zone a macchia mediterranea, castagneti e querceti.

Uno degli elementi euganei su cui punta la candidatura è la presenza di una marcata biodiversità. I colli, infatti, sono un mosaico di habitat e specie unico nel loro genere e che si compone di elementi di carattere continentale e sub-mediterraneo. Sono inoltre presenti 8 habitat di interesse - di cui 4 di importanza prioritaria - e 44 habitat di specie e biotipi unici. Comprendono corsi d’acqua, sorgenti fredde e calde e laghetti termali. In questo contesto crescono ben 1.592 piante vascolari, di cui due endemiche e molte sub-endemiche.

IL PERCORSO VERSO IL BOLLINO

Il viaggio per ottenere il riconoscimento durerà tre anni, visto che il percorso di candidatura è cominciato ufficialmente nell’autunno del 2021 con la prima comunicazione al Comitato MaB nazionale, mentre lunedì 28 agosto c’è stata la presentazione del Dossier di candidatura, che ora verrà spedito al Ministero dell’Ambiente e poi sottoposto all'esame dell’Unesco.

In questo triennio si è lavorato per coinvolgere quanti più attori del territorio (una sessantina gli endorsement ricevuti, allegati al Dossier e spediti a Roma), per elaborare un documento credibile e approfondito e per promuovere la candidatura a più livelli.

In questi territori sono stati organizzati workshop, incontri dedicati, giornate divulgative, momenti di approfondimento nelle scuole. Lo scorso giugno tutti e 15 i consigli comunali hanno approvato la candidatura, ultimo sprint verso la sottoscrizione di lunedì 28 agosto a Este. Gli incontri pubblici proseguiranno, mentre la risposta dell’Unesco arriverà entro l’estate del 2024.

Ma la storia della candidatura, in fondo, parte da ben più lontano, almeno dalla fine degli anni ’60. Con tre cementifici all’attivo, i Colli erano il territorio con la più alta produzione al mondo di cemento per chilometro quadrato. Raccogliendo le istanze della cittadinanza, i parlamentari veneti Carlo Fracanzani e Giuseppe Romanato presentarono un progetto di legge che non lasciasse margini di interpretazione ai cavatori che, giorno dopo giorno, divoravano un ecosistema millenario. La legge n. 1097, promulgata il 29 novembre 1971, passò alla storia come la “Romanato-Fracanzani”. La preservazione della biosfra dei Colli, a ben guardare, è iniziata in quel momento.

 

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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