Al centro la crescita del Pil superiore alle attese, il problema della manodopera che affligge le nostre imprese e le politiche occupazionali per fronteggiarlo, le sfide imposte da Intelligenza Artificiale e infrastrutture. Confapi Padova a confronto col presidente della Regione Veneto Luca Zaia.
Presidente, i dati su economia e lavoro della Regione Veneto continuano a registrare crescita ponendo la nostra regione in una posizione di leadership industriale in Italia, ma anche in Europa. È soddisfatto? Quale ritiene sia stato il contributo della Regione in questa corsa competitiva e come pensa possa evolvere nel prossimo futuro?
«In Italia, la locomotiva che sta trainando a tutta forza l’intero sistema economico e occupazionale nazionale è il Veneto, che, secondo i dati elaborati da Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, è la prima regione in Italia per stime di crescita nel 2023, con una progressione del PIL regionale che supera lo 0,8%, e con una proiezione al +1,2% per il 2024, contro una media nazionale dello 0,9%. La Regione del Veneto si trova, pertanto, in una posizione di assoluta leadership in Italia; è una delle regioni più competitive a livello europeo.
Grazie agli imprenditori, agli artigiani, ai protagonisti del tessuto economico del Veneto e alle politiche messe in atto dalla Regione, abbiamo reagito con forza alle difficoltà generate dalla pandemia. Affrontando tempi difficili abbiamo puntato su innovazione, investimenti, tecnologia ed export. E i risultati si vedono: abbiamo chiuso il 2022 con un PIL in crescita di oltre il 4%. La nostra regione è terza in Italia sia per Pil prodotto (quasi 180 miliardi) sia per export (oltre 82 miliardi) e registra il più alto numero di presenze turistiche del Paese (circa 70 milioni all’anno). Ma non ci fermiamo: penso che anche le Olimpiadi di Milano Cortina 2026 saranno un ulteriore volano di sviluppo».
Il rovescio della medaglia della piena occupazione è la mancanza cronica di maestranze per sostenere la crescita della nostra manifattura. Ormai le zone industriali sono tappezzate di cartelloni con la scritta “qui si assume”, sembra quasi un grido di dolore. Ogni possibile soluzione intreccia una visione del futuro che è prima di tutto politica e abbraccia temi come natalità, immigrazione e mobilità. Come se ne esce?
«La grave carenza di maestranze è un problema diffuso in tutta Italia e anche in molte aree europee. Non abbiamo formule magiche ma posso dirle come abbiamo fronteggiato il problema in Veneto creando negli anni un sistema formativo di altissimo livello, anche per favorire la specializzazione, l’aggiornamento e l’acquisizione di nuove competenze da parte dei lavoratori. È stato notevolmente implementato e valorizzato tutto il sistema regionale dei servizi al lavoro che si occupano di incrociare la domanda e l’offerta, proprio per realizzare un match perfetto tra chi offre e chi cerca lavoro. Il grande sforzo messo in atto con le parti sociali ne è la dimostrazione. Abbiamo da sempre valorizzato il grande beneficio apportato in Veneto dall’immigrazione regolare e puntato, con lungimiranza, alla mobilità occupazionale dei lavoratori per favorire la conciliazione con la vita privata e per assecondare le esigenze di chi offre lavoro. La promozione dell’economia e dell’occupazione deve avvenire attraverso politiche attive di sviluppo, incentivi e investimenti mirati. La risposta a questi problemi l’abbiamo data “alla veneta”, trasformando le difficoltà in risorse, con una tenacia davvero unica».
Attrarre lavoratori è solo una parte della sfida: dobbiamo pensare anche a non perderne! Tra fuga di cervelli e ragazzi che non studiano né lavorano (NEET) il rischio è di dimenticare una fetta importante di giovani. Quali politiche si possono attuare e quali azioni concrete pone in essere la nostra Regione sul tema?
«Non conosciamo ancora tutti i meccanismi che fanno andare all’estero i nostri ragazzi. Cosa cercano? In quanti rientrano? Cosa li spinge a andarsene, la voglia di esperienze e formazione o le proposte del territorio non in linea con i loro desiderata? Ho voluto dare avvio ad una ricerca, con la Fondazione Nordest, per rispondere a tutte queste domande. Un fenomeno va studiato, per poter dare risposte. Non dimentichiamoci che oggi, per i ragazzi, un periodo all’estero è un must della formazione. E sono parecchi i giovani che tornano in Veneto portando esperienza, innovazione, visione internazionale. Come pure chi lavora fuori confine è spesso un vero “ambassador” della nostra terra, favorendo la nascita di opportunità anche per il nostro tessuto economico. Stiamo anche sviluppando il programma GOL, Garanzia Occupabilità dei Lavoratori, una delle strategie per dare risposte per trattenere un’occupazione di qualità per i ragazzi: una riforma radicale del sistema delle politiche attive del lavoro previsto nell’ambito del PNRR che si basa sulla personalizzazione dei servizi offerti alle persone».
L’intelligenza artificiale ha aperto un acceso dibattito che, per quanto affascini ed apra a nuovi orizzonti, spaventa molte imprese e lavoratori. Si pone un tema di adeguamento tecnologico dei nostri sistemi produttivi e di aggiornamento e riqualificazione delle competenze. C’è chi pensa che andrebbe ripensato l'intero percorso formativo, dalla scuola dell'obbligo alla formazione continua dei lavoratori. Nel breve, servirà un grande sforzo. Cosa ne pensa e quale ruolo può avere la Regione?
«Il dibattito sull’intelligenza artificiale è complesso e investe parecchi settori. È scontato che l’AI sia una grande opportunità, soprattutto nel campo della sanità, dell’assistenza agli anziani e ai disabili, dell’automazione, ma non possiamo ignorarne i risvolti problematici come quelli riguardanti i dati personali, le questioni etico-sociali e i risvolti occupazionali. Noi, ovviamente, teniamo sempre sotto controllo quali sviluppi tecnologici investono i sistemi produttivi del territorio per adeguarvi le politiche regionali. La Regione del Veneto esercita un ruolo chiave in questo processo, promuovendo politiche e iniziative volte a favorire l’adeguamento tecnologico delle imprese, la formazione continua dei lavoratori, la creazione di reti tra le imprese, le università e gli enti di formazione».
Il suo ultimo libro si intitola “I pessimisti non fanno fortuna”, e la pensiamo così anche noi. Le chiediamo quindi, prima di salutarla e augurarle buon lavoro, secondo il suo proverbiale ottimismo come vede l’economia del Veneto tra 10 anni, e quali sfide la attendono?
«È notorio che sono un inguaribile ottimista: la chiave per ogni successo, in tutti i campi, è che non manchi mai la forza per guardare al futuro con fiducia, anche nei momenti più complessi. Vogliamo crescere ulteriormente in Veneto anche grazie alle infrastrutture che stiamo realizzando, soprattutto l’alta velocità e quelle in vista dei giochi Olimpici Invernali Milano-Cortina 2026. Stiamo risolvendo i nodi infrastrutturali di Verona e Vicenza e poi attendiamo i decreti attuativi della ZLS Porto di Venezia, strumenti che garantiranno ulteriore slancio all’intero territorio. Altri progetti guardano al futuro, investendo sulla tecnologia: come il sistema Hyper, di trasporto di merci e persone, del quale abbiamo dato oggi l’avvio dello studio di fattibilità, che sarà realizzato da Leonardo e Webuilt, in consorzio. Senza dimenticare il traguardo fondamentale che ci siamo posti: l’autonomia, che grazie a questo Governo sta procedendo passo dopo passo verso la meta».
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova