Cosa succede con le villette, gli infissi e i lavori aggiuntivi. Il nodo dei crediti incagliati.
Anche il Senato approva il decreto di cessione dei crediti fiscali derivanti dal Superbonus e da altri bonus edilizi, su cui il Governo aveva posto la questione di fiducia. E così il provvedimento, licenziato martedì 4 aprile dalla Camera dei deputati, ha avuto l'ok. Si tratta del disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto 16 febbraio 2023, n. 11, recante misure urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all'articolo 121 del decreto 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (C. 889-A/R).
Nel testo è inserita la proroga della scadenza fissata a marzo per le villette, ovvero le unità unifamiliari e quelle indipendenti. Rimane il requisito di aver effettuato il 30% degli interventi alla data del 30 settembre 2022, ma ci saranno sei mesi in più, fino al 30 settembre 2023, rispetto al termine del 31 marzo. Le cessioni relative alle spese del 2022 sono salve, ma sarà necessario pagare una sanzione di 250 euro dal primo aprile.
Per le banche è prevista invece la possibilità di convertire i crediti acquistati in Btp a dieci anni, qualora abbiano esaurito lo spazio fiscale per le compensazioni. Ancora in via di definizione, però, l'annunciato strumento finanziario, di natura privatistica, per sbloccare lo stock dei crediti incagliati (per un ammontare stimato tra 15 e 19 miliardi), fermo nei cassetti fiscali delle imprese esecutrici dei lavori e dei cittadini proprietari di immobili oggetto di interventi. A questa “piattaforma” dovrebbero partecipare banche, istituti finanziari e grandi aziende pubbliche.
Allo stesso tempo, arrivano gli interventi anche sul fronte dell’edilizia libera, per infissi e caldaie: nel caso in cui i lavori non siano stati avviati entro il 16 febbraio sarà sufficiente aver versato l’acconto per ottenere il diritto a sconto e cessione.
Ufficio Stampa Confapi Padova
