Nel 2020 calo del 54% delle presenze sul territorio e del 68% degli arrivi dall’estero. L’assessore regionale Caner: «Ma occorre ripensare le politiche del settore»
Su quasi 71 milioni di presenze turistiche, nel 2020 rispetto al 2019 il Veneto ne ha perse complessivamente il 54%. Un monte-presenze da 71 milioni su cui i turisti stranieri incidono al 68%, con un calo su base annua che è stato altrettanto del 68%.
Per fare il punto sullo stato dell’arte e sui passi da compiere, a luglio si è riunito il tavolo del lavoro della filiera del turismo veneto, chiamato a un confronto sui principali temi dell’occupazione con gli assessori regionali Elena Donazzan e Federico Caner.
L’attivazione del tavolo era stata richiesta dai sindacati per un confronto di ampio respiro sulle principali
Nell’occasione sono stati presentati alcuni dati di Veneto Lavoro. I numeri relativi all’occupazione nel comparto turistico del 2020 segnano la perdita di 19.445 posti nella nostra regione sul 2019. Molto più penalizzate le donne degli uomini, gli italiani degli stranieri, i diplomati. Fanno riflettere due elementi: ben 14.185 posti persi sono contratti a tempo determinato e più di 11.000 riguardano professioni qualificate di servizi. Dal punto di vista territoriale l’area più penalizzata è stata Venezia (- 5.440) e poi Verona (- 3.830).
Per quanto riguarda le prospettive di settore, sono stati comparati il primo trimestre dei due anni 2020 e 2021 per verificare la consistenza di rimbalzi positivi, tenendo conto che il lockdown è cominciato il 9 marzo del 2020. In questo quadro, la provincia di Belluno ha ridotto il saldo negativo da -3.045 (2020) a -390 (2021), quella di Venezia da -980 a -70. Rispetto ai territori l’effetto della ripresa è più lenta nelle grandi città d’arte.
«È stata un’occasione di confronto franco, diretto e molto veritiero, senza luoghi comuni o facili giustificazioni per un mercato del lavoro che in questo momento più che mai dimostra di avere evidenti e clamorose anomalie: posti di lavoro che non trovano lavoratori, imprese in affanno alla ricerca di professionalità difficilmente reperibili, lavoratori del settore che si sono rioccupati all’estero o in altri settori, anche a causa della totale incertezza legata alla crisi pandemica», ha sottolineato l’Assessore Donazzan al termine.
Di qui l’importanza del tavolo odierno che ha offerto occasione per affrontare le problematiche e ampliare le considerazioni attorno alla stabilità di questo mercato del lavoro sempre più esigente sia sul fronte della domanda sia dell’offerta.
«Dopo la conta dei danni dovuti alla pandemia, il Veneto dimostra di essere pronto a ripartire dalla sua industria più importante: il turIsmo», ha aggiunto Federico Caner, Assessore regionale al turismo. «Per farlo sarà necessario, a tutti i livelli, un ripensamento delle politiche per il settore che dovranno passare attraverso misure come la defiscalizzazione del costo del lavoro, anche per i lavoratori stagionali, e attraverso un profondo cambio di passo sul fronte delle garanzie per i lavoratori. Nei giovani va instillato il desiderio di crescere e pensare al proprio futuro all'interno di quella che, con oltre 17 miliardi di euro di fatturato annuo, può essere definita la locomotiva economica del veneto. Per non rischiare un atteggiamento rinunciatario nei confronti di un mercato trainante per l’economia del Veneto, sarà necessario investire nella formazione degli operatori del settore che, potendo contare su nuove e solide competenze, avranno maggiori possibilità di occupazione. Il Veneto, prima regione turistica d'Italia, è pronta a fare la sua parte, mantenendo prima di tutto aperto il dialogo con le istituzioni e tutte le realtà coinvolte».
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Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova