La macchina si presenta già a pieno regime nella stragrande maggioranza delle regioni più sviluppate, mentre è in forte ritardo, più o meno uniformemente, sia nelle regioni in sostegno transitorio che in quelle meno sviluppate. Ebbene, anche questa una volta, le 11 regioni e province autonome più sviluppate marciando speditamente hanno già offerto e offrono importanti opportunità, sia per il settore pubblico che per quello privato. Questi buoni risultati non devono far dimenticare che la posta finanziaria è di poco superiore al 20% delle risorse complessivamente disponibili per l’attuale ciclo programmatorio mentre per quattro delle cinque regioni meno sviluppate (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia) la percentuale arriva, invece, a oltre il 72%.
L’Accordo di partenariato
Il percorso italiano della nuova programmazione comunitaria 2014-2020 è iniziato con l’accordo di partenariato, adottato dalla Commissione europea (Ce) il 29 ottobre 2014, che prevede il coordinamento di tutti i finanziamenti dei fondi strutturali e di investimento europei (fondi Sie) in ciascun paese. In particolare, in Italia ha interessato quattro dei cinque fondi strutturali comunitari collegati al quadro strategico comune 2014-2020: Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), Fondo sociale europeo (Fse), Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr), Fondo per gli affari marittimi e la pesca (Feamp), mentre non ne fa parte il Fondo di coesione (Fdc) che assiste gli stati membri con un reddito nazionale lordo (rnl) pro capite inferiore al 90% della media dell’Unione europea. L’accordo, che porta in dote, oltre ai 42 miliardi di risorse comunitarie, 20 miliardi di cofinanziamento nazionale, prevede 60 programmi regionali (Por) e 15 programmi nazionali (Pon). Per quanto riguarda il Fesr, di gran lunga il Fondo con più risorse disponibili, 21 miliardi, il doppio di Fse e Fears, il percorso è proseguito con l’adozione, il 17 dicembre 2014, del primo dei 30 programmi operativi (Po) previsti, alcuni cofinanziati anche dal Fse, riguardante il Programma operativo nazionale (Pon) Istruzione. Nel corso del 2015 sono stati adottati tutti gli altri Po, sia essi Pon che Por, con le regioni del Centro-Nord che hanno chiuso, generalmente, i dossier molto prima delle regioni del Mezzogiorno e delle amministrazioni centrali, con la Campania che lo definito solo il 1° dicembre 2015. Un risultato complessivo non certo esaltante se confrontato con la passata programmazione quando la proposta italiana di Quadro strategico nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007-2013 era stata approvata dalla Ce il 13 luglio 2007 e tutti i programmi (28 tra Pon e Por Fesr) adottati nell’arco di sei mesi.
L’attuazione
Se l’adozione del Por Campania ha chiuso la fase programmatoria dei fondi europei dando inizio a quella dell’attuazione, a più di sei mesi emerge il solito quadro fatto più di ombre che luci, dove le prime sembrano ancora una volta avere la meglio e insistere sempre sulle medesime aree. Il primo termometro dell’attuazione è ancora una volta dato dalle selezioni in atto per accedere ai finanziamenti previsti dai programmi operativi. La macchina si presenta già a pieno regime nella stragrande maggioranza delle regioni più sviluppate, mentre è in forte ritardo, più o meno uniformemente, sia nelle regioni in sostegno transitorio che in quelle meno sviluppate.
Regioni e province autonome del Centro-Nord
Ebbene, anche questa una volta, le 11 regioni e province autonome più sviluppate marciando speditamente hanno già offerto e offrono importanti opportunità, sia per il settore pubblico che per quello privato. Pur con alcune differenziazioni, sono guidate ancora una volta da Emilia-Romagna e Toscana, storicamente sempre tra quelle più virtuose nell’utilizzo dei fondi europei, con alcuni ritardi riscontrabili nel Veneto, nelle Marche e nella provincia autonoma di Trento ma con la piacevole sorpresa del Lazio ora in linea con le migliori. Questi buoni risultati non devono far dimenticare che la posta finanziaria è di poco superiore al 20% delle risorse complessivamente disponibili per l’attuale ciclo programmatorio mentre per quattro delle cinque regioni meno sviluppate (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia) la percentuale arriva, invece, a oltre il 72%.
Mezzogiorno e Pon
Delle tre regioni in sostegno transitorio, qualche opportunità è offerta finora dalla Sardegna, anche se si percepisce che si trova ancora in fase di rodaggio, mentre al palo sono ancora l’Abruzzo, lo conferma lo specifico sito web ancora in fase di definizione, e il Molise. Delle cinque regioni meno sviluppate, anche la Puglia sembra essere sulla stessa lunghezza d’onda dell’Abruzzo, peraltro con un sito web in ristrutturazione, come la Basilicata, spesso in passato tra le più dinamiche anche a livello nazionale, dove non è disponibile nemmeno un sito web dedicato specificatamente alla programmazione 2014-2020. Sporadiche opportunità di finanziamento e bandi non stanno a indicare un concreto avvio della fase attuativa. Certamente non ancora in pista la Regione Siciliana, dove non c’è traccia di proposte, e qualche timido accenno, certamente più marcato in Calabria rispetto alla Campania, dove almeno nelle intenzioni ci si aspetta nei prossimi mesi un decisivo cambio di marcia. Nulla di diverso da parte dei nove Pon previsti Fesr, alcuni dei quali in questo caso cofinanziati anche dal Fse, ad eccezione del solito Pon Istruzione che viaggia speditamente, proponendo opportunità di finanziamento e bandi come del resto ha sempre fatto anche nelle precedenti programmazioni comunitarie.
Fse e Fears
Migliore appare il contesto per Por e Pon cofinanziati dal Fse ma, soprattutto, per quelli nell’ambito del Feasr dove si ha la sensazione che l’attuazione sia partita concretamente in quasi tutte le regioni e province autonome.
Altre opportunità
Accanto ai Por e Pon, cofinanziati dai quattro fondi strutturali europei, non vanno dimenticate che sono ancora in piedi i programmi finanziati con le risorse del Piano d’azione e coesione (Pac) e le risorse del Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) residuali dal ciclo 2007-2013, quelle del Fsc 2014-2020 ammontanti, attualmente, a 34 miliardi di euro, i Programmi complementari nazionali (Pcn) e regionali (Pcr), derivanti dalla riduzione del cofinanziamento nazionale al 25% (Por Sicilia, Calabria e Campania, Pon Reti e Mobilità, Cultura, Governance e capacità istituzionale, Imprese e competitività, Legalità, Metro, Ricerca e innovazione), per poco meno di 7 miliardi e mezzo. Ancora i recentissimi Patti per il Sud, dei quali 8 (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Reggio Calabria, Bari, Catania, Palermo) su 16 già firmati, che mettono a sistema delle risorse disponibili ordinarie ed aggiuntive, nazionali ed europee, ricorrendo anche ad altri strumenti finanziari quali fondi rotativi, project financing, ecc., e che dovrebbero agevolare l’attuazione degli interventi indicati sia pubblichi che privati.
Conclusioni
C’è quindi la conferma che più dei 100 miliardi di euro sono disponibili per la politica di coesione e, in particolare, intorno all’80% destinato alle regioni del Mezzogiorno ma, nonostante la sofferta nascita dell’Agenzia per la coesione territoriale e del dirimpettaio Dipartimento per le politiche di coesione, su cui sembrava questa volta poter scommettere per una efficiente programmazione e quindi una rapida attuazione e una sana gestione dei fondi europei, le criticità verificate nel tempo della maggior parte delle amministrazioni regionali del Mezzogiorno e nazionali rendono anche questa volta il percorso in salita. Nel contesto regionale alcune pianticelle stanno crescendo come la Calabria, altre sembrano già robuste come il Lazio, ma diverse non sono ancora nemmeno spuntate e sono quelle con le potenzialità più forti, mentre svettano i soliti alberi, alcuni dei quali forti perché irrobustiti da una consolidata e vincente esperienza ormai più che ventennale. Nulla di realmente nuovo, invece, sul fronte dei Po nazionali dove due sono alla loro prima esperienza: Cultura e Metro. Naturalmente ancora una volta il Paese si presenta spaccato in due e si percepisce che anche questa volta non sarà facile mettersi al passo con l’altra parte del Paese.
Federica Sorge - Caporedattore www.finanziamentinews.it
Ufficio Stampa Confapi Padova
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