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UNA VIA ITALIANA ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE È POSSIBILE: ECCO COME FUNZIONA VITRUVIAN-1

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Intervista esclusiva di Confapi Padova a Nicola Grandis, ceo e fondatore della start up italiana ASC27, che ha lanciato un modello di IA alternativo a ChatGpt e DeepSeek. Lo abbiamo incontrato al WAICF di Cannes, dove ci ha raccontato le peculiarità della prima IA interamente made in Italy.

 

Il nome, Vitruvian-1, prende ispirazione dall’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci, simbolo del genio italiano e della perfetta armonia tra arte e scienza. È la prima intelligenza artificiale made in Italy. Non si tratta solo di un nuovo modello AI, ma di un vero e proprio cambio di paradigma per l’Europa. Sviluppato da ASC27 s.r.l, start up innovativa con sedi a Roma, Bologna e Milano nata per occuparsi di cybersecurity ma che negli ultimi tempi si è dedicata, appunto, all’intelligenza artificiale, presenta caratteristiche del tutto peculiari rispetto ai più noti Chat Gpt e DeepSeek. Ne abbiamo parlato al Festival mondiale dell’intelligenza artificiale di Cannes con Nicola Grandis, fondatore e amministratore delegato di ASC 27, che ci ha spiegato come funziona, proprio alla vigilia del lancio destinato al pubblico della versione beta, scaricabile e utilizzabile gratuitamente.

Dottor Grandis, ci presenta Vitruvian-1?

«Lo abbiamo presentato al WAICF 2025, si tratta di un’intelligenza artificiale con avanzate capacità di reasoning, progettata e allenata interamente in Italia. Diciamo subito che non è una chatbot con cui dover dialogare per ore, non è un generatore di immagini o slide caotiche e non è un sistema che mescola informazioni pescate dal web. Il modello ha 14 miliardi di parametri interamente progettati per superare le sfide più complesse della matematica, fisica, medicina, diritto e molto altro. È ottimizzato per il ragionamento e la logica e sta in 8GB di VRAM performando come modelli molto più grandi. Per capirci, si può istallare anche sulla GPU (unità di elaborazione grafica) su cui gioca anche mio figlio a Fortnite».

Cosa vi differenziate da modelli come ChatGPT e DeepSeek?

«Siamo italiani e siamo europei, e voglio premetterlo, perché, proprio perché siamo europei non abbiamo mai pensato a costruire centrali nucleari che possano alimentare data center o a un chatbot che faccia lo psicanalista alle persone che lo usano e conversi con loro chiedendo “chi sei” e “come ti chiami”. La nostra idea di intelligenza artificiale è diversa. Abbiamo pensato a un modello che risolvesse problemi: i promt che sottoponiamo a Vitruvian-1 servono a questo e a proporre soluzioni compiute. L’altra sua peculiarità è questo: il nostro modello presenta tutto il processo che l’ha portato a elaborare un certo tipo di soluzione e per questo è radicalmente diverso dai modelli alla Open AI, perché rende tutto controllabile e verificabile».

Come avete addestrato il modello?

«Lo abbiamo addestrato con un dataset al 70% nella nostra lingua, di cui l’IA è in grado di cogliere le sfumature grammaticali, ma è già disponibile anche in inglese, francese, tedesco e spagnolo. Ovviamente, essendo una tecnologia interamente nostra, nulla vieta di poterla sviluppare, per dire, anche in kazako o altre lingue “esotiche”».

Le big tech investono milioni in risorse di calcolo, come avete fatto a ottenere risultati comparabili? Ci sa dire qualcosa di più sulla metodologia di addestramento?

«Il nostro è un modello di reasoning. Per fare un esempio semplice: in genere si danno tante parole al modello, che le impara e le collega. Con Vitruvian-1 abbiamo fatto qualcosa di diverso, perché gli abbiamo dato di base un lessico abbastanza limitato ma con cui imparare a ragionare. E qui sta la grossa differenza: osservando il nostro linguaggio, a partire dal sillogismo dell’antica Grecia, che prevede ipotesi, soluzioni e tesi, arrivando ai documenti di oggi - di medicina, finanza, giurisprudenza, industria, ricerca eccetera - il nostro modello è capace di inferire conoscenze, un po’ come facciamo noi esseri umani: una volta che ci è stato insegnato a salire le scale, sappiamo scalare anche una collina. Questo fa sì che il materiale che è servito sia più ridotto, ma anche le risorse siano molte più contenute rispetto alla concorrenza».

In quanto tempo lo avete sviluppato?

«Abbiamo cominciato a parlarne internamente a metà novembre 2024. In circa due mesi siamo riusciti a sviluppare il modello, un risultato che dipende dalla competenza e dalla determinazione delle persone coinvolte. Quante? In tutto una trentina».

Quanto meno costa rispetto ai suoi concorrenti?

«Open AI si paga 10 dollari per milione di token, DeepSeek 2,54 dollari per milione di token, noi invece usciamo a un euro per milione di token, facendo dumping al sistema cinese. Insomma, meno della metà della più economica alternativa sul mercato. Abbiamo lavorato con 500 Alpha Tester specializzati in ambiti complessi e raccolto il feedback di 5.000 Beta Tester per perfezionarlo. Da lunedì 17 febbraio chiunque può testarlo, metterlo alla prova e aiutarci a spingere i suoi limiti. In queste settimane di Public Beta, raccogliamo feedback per migliorarlo ulteriormente prima del rilascio delle versioni Vitruvian-1.5 M, L e XXL, e delle API per l’integrazione aziendale».

È pensato per le grandi aziende o può essere impiegato anche nelle piccole e medie imprese?

«Attraverso il promt descrivi problemi e Vitruvian-1 elabora e propone soluzioni, ecco perché può essere utile non solo alle Pmi ma anche alle micro imprese. Può girare anche in hardware molto limitato, persino in una “scatoletta” a uso del gommista o del supermercato. E questo consente di evitare molti problemi legati a GDPR e AI Act che, invece, i giganti americani fanno più fatica a gestire».

Cosa vi serve per crescere ulteriormente e quali saranno i vostri prossimi passi?

«Se troviamo il partner giusto possiamo scalare la tecnologia, creare laboratori di ricerca e competere con le grandi aziende, per cui stiamo valutando se lanciare un round di finanziamento di alcune decine di milioni di euro. Ma tutto dipenderà dai partner che troveremo, altrimenti procederemo con le nostre forze».

 

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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