Le telecamere di Rai Tre nella sede di General Fluidi. Tiburli: «Non chiediamo risorse, ma di poter lavorare al meglio», D’Onofrio: «Un patto sociale inedito fra pubblico e privato che darebbe molti vantaggi»
Coniugare salute e lavoro è possibile, per questo Confapi già a dicembre ha proposto di impegnare le aziende nella vaccinazione dei lavoratori. Un progetto che Confapi Padova ha sposato in pieno. Di questo si è parlato anche ad Agorà, talk show di approfondimento di Rai Tre che ha voluto affrontare il tema direttamente all’interno di un’azienda, la General Fluidi.
A illustrare i contorni dell’iniziativa il direttore di Confapi Padova Davide D’Onofrio, intervistato dalla giornalista Sara Mariani: «Dal 30 gennaio siamo in stretto collegamento con il governatore della Regione Veneto Luca Zaia e il nostro presidente nazionale Maurizio Casasco per portare avanti la proposta: gli imprenditori sono pronti a fare la loro parte per essere essi stessi promotori della vaccinazione in azienda attraverso i medici del lavoro. Il vantaggio di questa soluzione è duplice: da un lato alleggerire le incombenze del sistema sanitario nazionale allargando la platea degli operatori qualificati in grado di somministrare i vaccini, dall’altro accelerare i tempi della campagna vaccinale, laddove proprio i tempi sono un fattore strategico. A questo riguardo dovete pensare che un’azienda in grado di vaccinare il 90%-100% dei propri collaboratori mette da subito in sicurezza l’intera filiera, riesce a garantire di rispettare lee scadenze nelle lavorazioni e consegne, e consente ai propri lavoratori di spostarsi senza rischi tra regioni e all’estero. È una proposta inedita, basata su un patto sociale in cui pubblico e privato posso operare assieme con reciproco giovamento».
È poi toccato ad Andrea Tiburli, titolare di General Fluidi, azienda leader nel settore dell’oleodinamica, raccontare l’esperienza concreta della sua azienda: «Settimanalmente, ogni lunedì, l’intero organico si sottopone ai tamponi di controllo: è nel nostro interesse farlo. L’introduzione delle vaccinazioni ci darebbe un plus notevole, consentendo ai nostri commerciali di tornare a sposarsi all’estero e permettendoci di risolvere il problema dell’avviamento degli impianti in altri paese. Attenzione: noi non chiediamo risorse, ma di poter lavorare al meglio». Tiburli ha poi fornito un esempio che chiarisce in maniera esauriente i termini del problema: «Di recente abbiamo acquisito una grossa commessa in Israele, ma al momento non possiamo mandare lì i nostri tecnici, e questo perché scontiamo il fatto di essere, a tale riguardo, un Paese arretrato: lì la campagna di vaccinazione è in uno stadio molto avanzato, in Italia sappiamo benissimo che non è così».
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Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova