Il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia fa il punto sui temi di attualità: in occasione della partecipazione al programma “Il diario della politica” di Radio Confapi, Confapi Padova lo ha intervistato in esclusiva
Covid, gestione delle risorse del PNRR, Green Pass. Ma anche turismo, Pedemontana. Sono alcuni dei temi toccati dal governatore Luca Zaia nell’intervista concessa a Maria Latella a “Il diario della politica”, appuntamento tra i più seguiti di Radio Confapi. Proprio partendo da alcuni degli argomenti sollevati in quell’occasione, Confapi Padova ha intervistato il Presidente della Regione Veneto sviluppando alcuni degli argomenti sollevati.
Cominciamo facendo il punto sulla campagna vaccinale.
«La campagna prosegue, siamo sempre la prima regione per numero di vaccini effettuati. Siamo partiti, pur nella scarsità delle scorte vaccinali, immunizzando praticamente tutti (97,8%) gli ultraottantenni, ad oggi abbiamo assicurato almeno una dose a ben oltre la metà della popolazione. Oggi stiamo vaccinando le coorti dai 40 anni in su e le categorie esenti per patologia di qualsiasi età. Per il mese di giugno abbiamo un milione e 352mila dosi in previsione. Vuol dire che se io tolgo i vaccini che non userò più (Astrazeneca e J&J) perché non si possono usare sotto i 60 anni, restano un milione e 92mila dosi. Rispetto alle previsioni che ci sono state date il 23 aprile abbiamo ricevuto il 30% di dosi in meno. Ho sempre consigliato a tutti di fare in fretta, lo ripeto: dalla mezzanotte del 3 giugno la Regione Veneto ha aperto le agende per gli over 12. Vuol dire che dai 12 ai 39 anni ci restano da vaccinare poco più di 1 milione e 200 mila veneti. Sarà ricordata come una giornata storica».
È stato un anno complicato per tutti, anche per le imprese venete.
«Partiamo da un presupposto, i morti per Covid nel mondo sono stati numerosissimi, praticamente una guerra mondiale. Per quanto riguarda il mondo del lavoro, in Veneto siamo entrati nella pandemia con la disoccupazione più bassa a livello nazionale, pari al 6.6%, e ora si profila una flessione di 45 mila posti, con una situazione particolarmente critica, in particolare, per quello che era uno dei settori più forti, ovvero il turismo. Ma io credo in un Rinascimento, trascinato dalle risorse del Recovery Fund. C’è voglia di fare e di ripartire».
Come state lavorando col Governo?
«Sin qui ha gestito in maniera autonoma questa partita, anche se un confronto con i territori c’è stato. Ci sono temi come il digital divide, il completamento dell’alta velocità, le opere sanitarie: stiamo per realizzare a Padova un policlinico universitario da oltre 600 milioni di euro, un’opera strategica fondamentale per la salute dei cittadini. Quello che auspichiamo è che il Paese, grazie alle risorse messe a disposizione dal PNRR, esca più moderno, che quei soldi creino occupazione e rilancino l’economia. E che non ci siano sprechi. È un’occasione storica; in quest’ottica abbiamo approvato il Piano Regionale che si basa su 13 macro progetti declinati in 155 progetti attuativi. Parliamo di un piano del valore di 25 miliardi di euro».
Sul tema, una delle domande che viene da porsi è: in Veneto i piccoli comuni saprebbero “far correre” velocemente i fondi che possono arrivare sul territorio?
«Non è una questione di professionalità nel saperli gestire, ma di dimensioni necessarie per gestire uffici tecnici. Molti comuni si sono consorziati e faccio notare che, per quanto riguarda il Veneto, quella dei territori che non utilizzano fondi è una leggenda. Qui tutti i fondi vengono impiegati, tanto che ogni anno si chiude in overbooking per quanto riguarda i fondi comunitari. Non saper sfruttare i fondi è un problema di altre regioni, non nostro. Mi riferisco ad esempio alle risorse del Fondo Sociale Europeo e a come in Veneto ci siano 20 mila studenti che assolvono l’obbligo formativo nelle scuole professionali. Oppure, basta pensare come ci siamo comportati per quanto riguarda ammortizzatori sociali e ricollocamento, tema quanto mai delicato e strettamente legato alla formazione professionale, nel quale abbiamo usato tutte le risorse a disposizione».
Cosa fa la Regione per incoraggiare i giovani a dirigersi verso le discipline scientifiche, visto quanto ce ne sarebbe bisogno?
«La premessa che voglio fare è che i ragazzi devono dedicarsi a quello che amano; solo così potranno dare il meglio nel proprio futuro lavoro. Dopodiché dobbiamo investire di più nella programmazione e nell’orientamento. Parto dalla mia esperienza personale: io mi sono laureato nel ’93. Bene, ricordo che in quegli anni Medicina era sconsigliata. Ecco: oggi ci troviamo con carenza di personale sanitario. Questo significa, appunto, che non c’è stata una programmazione adeguata».
Pedemontana: facciamo il punto, vista la recente inaugurazione del tratto Bassano-Montebelluna.
«I lavori sono iniziati nel 2011, ci sono stati subito problemi per un fermo finanziario e un paio d’anni li abbiamo persi. Ma io rimarco come in 8 anni abbiamo realizzato la più grande infrastruttura in cantiere in Italia: 94,5 chilometri di strada, 36 comuni attraversati, 14 caselli (uno ogni 6 chilometri). Per fine anno sarà conclusa e cambierà non soltanto il modo di viaggiare ma anche quello di pensare, perché collegherà tra loro distretti strategici, e centri produttivi che hanno grandi industrie, come Montebelluna e Bassano, risparmiando nei tempi e decongestionando altre strade».
Ha accennato al turismo come punto nodale, come valuta la questione del Green Pass?
«I turisti stanno ricominciando a prenotare. Prima del Covid eravamo la prima regione in Italia con 72 milioni di presenze l’anno. Di queste, il 70% sono di stranieri; il fatturato che alimentano è di 18 miliardi. Ecco, crediamo nelle vaccinazioni perché pensiamo siano la prima via d’uscita. Il Green pass è una necessità assoluta, io stesso avevo lanciato l’idea del passaporto vaccinale, pur venendo molto criticato quando l’ho fatto. Detto questo, Venezia è ripartita, stanno prenotando anche dagli Usa, non possiamo pensare che il turismo possa conoscere ancora quarantene di 10 o 15 giorni».
Chi lo rilascerà? Sarà fornito dall'autorità sanitaria che ha vaccinato?
«I veneti lo hanno già in tasca. Per noi il Green pass è la certificazione dell'avvenuta vaccinazione o del tampone, oppure dell'essere stati ammalati e guariti. Il certificato rilasciato dopo la vaccinazione ritengo sia un’attestazione valida. Potremmo aggiustare la dichiarazione rilasciata a seconda delle norme europee, ma in essa scriviamo già il numero del lotto, quindi diamo già importanti informazioni».
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova