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VALERIO: CCNL, CAMBIARE PROSPETTIVA È GIUSTO PRIMA CHE NECESSARIO

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di Carlo Valerio *

 Perché lo stesso lavoro deve essere normato in modi diversi e deve pertanto comportare differenti costi per l’impresa e differenti ricavi per il lavoratore? È a partire da questa domanda che abbiamo voluto portare all’attenzione del dibattito nazionale il tema della moltitudine dei contratti di lavoro e delle inevitabili contraddizioni che ne derivano. Fabbrica Padova, Centro studi di Confapi, ha affrontato l’analisi con la collaborazione dello Studio Gambalonga & Partners, fra i più affermati studi professionali nel settore della gestione del lavoro. A loro abbiamo chiesto di individuare quanti sono i contratti collettivi attivi in Italia nell’impresa manifatturiera, quella che da più vicino riguarda il mondo di Confapi - Associazione delle piccole e medie industrie del territorio - e quali elementi li distinguano nello specifico.

Quanto emerso ha permesso di inquadrare la situazione attraverso numeri e fatti, delineando un quadro preciso - e per molti versi preoccupante - della questione.

I CONTRATTI COLLETTIVI: 52 NELLA SOLA MANIFATTURA. I contratti collettivi nazionali del lavoro stipulati tra le cosiddette “parti sociali” - CCNL -, regolamentano oggi la stragrande maggioranza dei rapporti di lavoro. Ma quanti sono questi contratti nel solo comparto della manifattura? Contando solo quelli attivi - ovvero il cui rinnovo è stato sottoscritto a scadenza - sono attualmente 52. Cinquantadue accordi sottoscritti da parti datoriali diverse, per aziende operanti in settori della manifattura diversi - dal chimico alla metalmeccanica, dall’arredo al tessile. La domanda che occorre porsi è conseguente: il lavoro che disciplinano questa moltitudine di strumenti è effettivamente diverso al punto tale da richiederne singole discipline? Come è possibile giustificare lavoratori che ricoprono mansioni identiche in aziende che applicano contratti diversi abbiano diverse tutele e diversi oneri per il datore?

DIVERSI CONTRATTI, DIVERSI COSTI PER L’IMPRESA, DIVERSI REDDITI PER IL LAVORATORE. Regolamentazioni differenti evidentemente comportano trattamenti molto lontani l’uno dall’altro. Il che non significa solo una spesa diversa per l’imprenditore, ma anche, come sottolineavamo all’inizio del nostro ragionamento, disparità nel rapporto in essere con i lavoratori. I dati estrapolati dal nostro studio attestano ad esempio che un magazziniere, con identiche mansioni operative, riceve 13.592 euro netti all’anno in busta paga attraverso un CCNL del settore Metalmeccanico-Confartigianato, ma può arrivare a guadagnarne 16.094 euro se il CCNL applicato è quello del Commercio-Confcommercio (2.502 euro in più, pari a un +18.4%). Uno stesso impiegato d’ordine nel settore Metalmeccanico-Confartigianato costa all’impresa 23.925 euro, che salgono a 30.102 (più 6.177 euro, pari a un +25.8%) se il contratto è quello di Commercio-Confcommercio. Il tutto per non soffermarsi su un altro capitolo spinoso, relativo a permessi, ferie e scatti d’anzianità: altri elementi che variano in misura considerevole a seconda dei contratti.

SE LA CONTRATTAZIONE GIUSTIFICA SE STESSA. Ha senso che siano presenti queste disparità? Volendo analizzare la questione da un altro punto di vista, possiamo anche chiederci: cosa differenzia realmente i contratti di lavoro? O, per tradurla in altri termini: le differenze rispecchiano le necessità attuali dei lavoratori? La risposta è no e la fotografia scattata lo dimostra. La logica dei contratti multipli e differenti declinati per singole diverse organizzazioni di rappresentanza sindacale e datoriale non risponde più alle mutate condizioni della società globalizzata. E’ superata. Le attuali, sempre più trasversali, funzioni del lavoro prescindono completamente dalle logiche dei contratti di settore. Di fatto, oggi i CCNL non regolano il lavoro in quanto tale, ma si basano su elementi “accessori” come il contesto, il settore, le dimensioni dell’azienda. Esigenze che appaiono maggiormente corporative che effettivamente funzionali alla vita d’impresa. Una selva contrattuale che genera evidenti disparità a discapito di imprese e lavoratori e di un più ampio principio di equità sociale di dignità del lavoro, per non dire, poi, dell’inutile, aleatoria e costosa complessità che genera nel mondo della consulenza del lavoro.

IL CAMBIO DI PROSPETTIVA NECESSARIO, EX PLURIBUS UNUM. E’ nostra ferma opinione che una visione tolemaica che veda un universo di contratti ruotare intorno all’impresa, o al lavoratore, è da considerarsi superata e inadeguata. Nell’epoca della specializzazione dovremmo assistere, per coerenza, a una proliferazione indefinita di nuove contrattazioni, spesso sovrapposte per necessità competitive delle parti contraenti. E’ necessaria e urgente un’inversione di marcia e un cambio di prospettiva. Al centro della regolamentazione dei rapporti tra datore e lavoratore deve tornare l’unicità del valore fondativo della repubblica, il diritto-dovere del lavoro.

LO STATUTO DEL LAVORO. Lo Statuto dei Lavoratori deve cedere il passo a uno Statuto del Lavoro, prevedendo tutele generali minime garantite di base e relativi obblighi, valide indiscutibilmente e ovunque per chiunque lavori od offra il lavoro.

Oggi esiste uno Statuto dei lavoratori assai datato. Qualcuno propone anche uno statuto degli imprenditori, e trovo l’idea bizzarra. Entrambe le soluzioni assecondano una logica “sindacale” superata. Noi proponiamo di creare finalmente un unico Statuto del Lavoro che preveda un salario minimo garantito e tutele generali minime di base, valide per tutti, con regole uniche comuni, che annichiliscano la logica della “lotta di classe”. Soltanto in questo modo potremo conferire pari dignità a ogni lavoratore, lasciando poi all’ulteriore contrattazione aziendale i distinguo tra territorio e territorio, tra condizione e condizione. Una semplificazione normativa senza precedenti che potrebbe condurre alla vera flessibilità nel mondo del lavoro, che nasce dal basso, elimina rendite e inefficienze, crea competitività.

 

* Presidente di Confapi Padova, Associazione delle Associazione delle Piccole e Medie Industrie della Provincia

PERCHÉ ESISTONO 52 MODI DIVERSI DI NORMARE LO STESSO LAVORO? PARTE DA PADOVA LA BATTAGLIA DI CONFAPI PER IL CONTRATTO UNICO DEL SETTORE MANIFATTURIERO - Leggi l'elaborato prodotto da Fabbrica Padova e dallo Studio Gambalonga & Partners

Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it

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