Sulla crisi di Governo l'autorevole testata di Bruxelles EUobeserver chiede l'opinione del presidente Carlo Valerio
Il premier Giuseppe Conte strappa una sofferta fiducia anche in Senato, ma con 156 voti c’è poco da esultare per il Governo. Se tra un paio di settimane i numeri non saranno lievitati, dovrà arrendersi a salire al Colle. Sulla crisi appena vissuta, la testata di Bruxelles EUobserver ha raccolto l’opinione del presidente Carlo Valerio, interpellato assieme ad altri illustri esponenti delle istituzioni, dell’università e delle categorie economiche: «La politica ha il dovere di dare priorità alla situazione delle imprese e dei lavoratori, più che ai posizionamenti, e alla gestione del Recovery Fund, in modo da consentire alle nostre imprese di recuperare competitività laddove il confronto con i nostri principali competitor è impari: ci riferiamo a nodi come la burocrazia, il costo del lavoro, il costo dell’energia, il gap infrastrutturale, lo stato e i tempi della giustizia civile».
Presidente, cosa pensa della crisi di governo vissuta in questi giorni?
«Questa crisi è purtroppo in linea con la situazione politica che stiamo vivendo in Italia. Le ultime elezioni, basate su un sistema elettorale disastroso e poco chiaro, avevano portato a certi numeri tra le forze politiche in Parlamento. Ma gli equilibri di oggi di sicuro non sono quelli usciti dalle urne. Già il primo e il secondo governo Conte mettevano insieme attenzioni e interessi teoricamente inconciliabili dei gruppi politici, ora è arrivata questa ulteriore crisi, purtroppo, per certi versi, attesa».
Qual è il suo giudizio sulle misure a sostegno dell’economia dei governi Conte e Conte-bis?
«Dal punto di vista delle imprese hanno fatto poco. In linea generale è stata seguita una linea assistenziale poco dedita allo sviluppo economico e imprenditoriale, quella che, al contrario, sarebbe l’unica strada per portare a una vita decorosa e rispettosa della dignità per tutti».
Quindi bisogna preoccuparsi?
«Siamo preoccupati, ma non troppo. Nel senso che perfino l’Europa, attraverso la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, ha affermato con chiarezza che le risorse destinate all’Italia resteranno le stesse a prescindere dalle eventuali fibrillazioni politiche. Teniamo presente che la situazione italiana è importante all’interno dell’UE soprattutto adesso, dopo l’uscita della Gran Bretagna: nessuno può immaginare di punire l’Italia o di penalizzarla a causa dei comportamenti bizzarri di politici irresponsabili, perché di questo stiamo parlando. Quindi, in soldoni, sappiamo che peggio di com’è andata fino ad adesso è difficile che vada».
Ma quindi cosa pensa della crisi di governo innescata da Italia dei Valori?
«Di sicuro non era il caso di innescarla, ma è altrettanto vero che alcune istanze di IV sono corrette: il volume dei fondi che l’Italia dovrà ricevere e il numero di anni nei quali dovrà utilizzarli è imponente, è la prima volta nella storia che ci si trova a gestire somme simili. Risorse che non possono essere gestite basandosi su un programma preparato male, come ampiamente segnalato dall’Europa, in 15 giorni e soggetto a tutti i condizionamenti ideologici di partiti che ormai non hanno neanche più riscontro nella nazione. Questo però non significa che Renzi abbia fatto bene. Ha fatto male, ma il male è soprattutto che ci si trovi nella condizione di dover rompere una maggioranza di governo, ancorché raccogliticcia, perché non c’è programmazione o concordia precedente. Con l’ideologia, l’abbiamo visto, non andiamo da nessuna parte. Eppure, purtroppo, alcuni movimenti presenti in parlamento sono fortemente ideologici, senza aperture mentali per la comprensione della situazione oggettiva».
Cosa bisogna fare per far partire l’economia?
«Prima di tutto serve chiarezza, e serve rispetto per il lavoro in generale, quindi sia per datori di lavoro sia per i lavoratori e questo passa per profonde e coraggiose riforme. È necessario un alleggerimento delle pressioni fiscali, perché noi continuiamo ad avere uno Stato fortemente orientato all’assistenza, e focalizzato su classi di età che non sono certo quelle dei giovani che dovranno invece poi farsi carico di tutti i costi che noi stiamo creando in questo momento per garantire chi è già garantito, dimenticando chi invece dovrà poi sostenere il tutto».
Ma quindi Renzi ha fatto bene a provare a staccare la spina?
«Se abbia fatto bene o male è difficile da dire, anche perché è talmente capace di rendersi insopportabile per carattere… Però, alcune cose che dice sono oggettivamente sensate, altre probabilmente no. Del resto il dover subire il costante chiacchiericcio sulle persone e trascurare i fatti dipinge comunque un panorama politico desolante, che non fa onore a nessuno degli eletti dal popolo».
E come accoglierebbe un governo Draghi?
«Assolutamente sì per un governo tecnico che fosse un vero governo tecnico. Qui stiamo parlando di 200 miliardi di risorse da gestire, e l’unico in Italia che sappia cosa sono davvero 200 miliardi è Mario Draghi, perché ne ha maneggiati a migliaia. Le altre ipotesi riguardano persone senza esperienza o con esperienze limitatissime che, appesantite dall’ideologia, non sono in grado di vedere lucidamente».
Sul tema, il presidente Carlo Valerio è stato sentito in un ampio servizio dedicato alla crisi di governo da EUobserver, testata giornalistica online che si occupa principalmente di politica legata all'Unione europea.
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Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova