Fiducia e serietà!
Le parole d’ordine, oggi e domani, dovranno essere “fiducia” e “serietà”.
E lo sottolineo con forza, proprio perché la situazione che stiamo vivendo non solo nel nostro territorio, ma nell’intero mondo non ha precedenti e ci ha fatti scivolare in un precipizio che è emotivo ancor prima che sanitario.
Lo spavento e la scarsa preparazione e consapevolezza dei fatti hanno generato paure, che poi si sono riflesse nell’immagine della nostra Italia veicolata nel mondo, a volte con inaccettabilmente perfida malizia.
Sì, siamo imprenditori, abbiamo gli strumenti e l’esperienza per fronteggiare le crisi della domanda che periodicamente si presentano sui mercati.
È l’attuale crisi dell’offerta a preoccuparci: la produzione è rallentata dalla scarsità di materie prime e semilavorati, dalla difficoltà negli approvvigionamenti e dai limiti alla libera circolazione delle persone. Si stanno interrompendo le catene di fornitura e le filiere produttive per un effetto domino fuori dal nostro controllo.
Affrontiamo qualcosa di completamente inedito. Mai come ora si è reso plasticamente evidente che i mercati di tutto il mondo sono indissolubilmente interconnessi, con buona pace della superficiale visione “faccio tutto io, da solo…”. Di fronte a tutto questo servono risposte, sistematiche. E servono subito. L’orizzonte del futuro si restringe a pochi giorni.
Dall’Europa ci attendiamo coerenza con i suoi principi fondativi. “Rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale e la solidarietà tra gli Stati membri” non può essere uno slogan, oggi è il momento, forse l’ultimo utile, per dimostrarlo.
Dal sistema legislativo ci aspettiamo l’emanazione di una normativa transitoria d’urgenza che tenga presente i fattori che regolano la vita delle nostre imprese, aiutando a dirimere la coltre di incertezza che circonda il fare impresa ai tempi del Covid19.
Dal Governo nazionale ci aspettiamo l’immediato inizio delle opere progettate e finanziate ma ancora incredibilmente bloccate, ci aspettiamo interventi attraverso fondi strutturali e misure ad hoc per incentivare, in modo diretto e indiretto, le piccole imprese, allargando gli asfittici orizzonti dei primi provvedimenti presi.
Dalla nostra regione ci aspettiamo una fiera rappresentanza del nostro sistema produttivo ai tavoli del Governo. È il momento di far pesare il contributo pagato dalle nostre imprese al benessere del Paese. Se serve un contributo straordinario occorre pretenderlo. Non solo. Occorre dare un esempio virtuoso di operosità sbloccando le opere di competenza regionale, rispettando e rendendo più rapidi i pagamenti, mobilitando le risorse disponibili, anche modificando la programmazione dei Fondi FSE e FESR.
Ci aspettiamo, a tutti i livelli di governo, laddove necessario, commissari ad acta con definiti poteri transitori, capaci di prendere decisioni univoche, superando le pastoie burocratiche: non è possibile che amministratori locali agiscano, magari legittimamente spaventati dalle conseguenze personali, senza coerente coordinamento con altri enti.
Dal sistema bancario ci aspettiamo elasticità ed apertura del credito, un rinnovato, più attento e consapevole sostegno alle nostre imprese, senza dimenticare i limiti imposti dal quadro normativo internazionale: occorre far sistema raccogliendo la disponibilità di Stato e Regioni nel fornire garanzie pubbliche per agevolare e velocizzare l’immissione di liquidità e assorbendo i rischi di uno scenario imprevedibile.
Dai mezzi di comunicazione ci attendiamo servizi e programmi informati, mai gridati, sobri ed esaustivi, rispettosi della verità fattuale, della sensibilità di chi vede, legge ed ascolta e liberi dall’esigenza di creare clamore per ottenere per forza la “prima pagina”.
Dalla classe politica, infine, ci aspettiamo serietà e senso dello Stato: è drammaticamente evidente che stiamo pagando dazio all’impostazione populista ed alle superficialmente miopi reazioni ad essa. In questi ultimi anni è stata favorita una classe dirigente il cui principale talento risiede nella gestione del consenso, lasciando in secondo piano le imprescindibili competenze e l’esperienza indispensabile per gestire la cosa pubblica.
Sì, gestire la cosa pubblica con autorevolezza è ciò che serve.
Sì, operare energicamente, ritrovando l’orgoglio di essere italiani anche e soprattutto nei confronti delle altre nazioni che trattano l’Italia alla stregua di una terra di appestati.
Purtroppo, invece, assistiamo al miserevole teatrino della politica irresponsabile, che anche in questa serissima situazione sembra più interessata a ricavare vantaggi elettoralistici rispetto al prendere a cuore il preminente bene comune.
No, così non si genera ne trasmette fiducia, questo non può e non deve più succedere, perché questo è il momento della serietà.
Gli imprenditori, come sempre, faranno la loro parte, ma si aspettano che chi li governa faccia la propria e si mostri capace di gestire il problema.
Altrimenti, passata l’emergenza, potrebbe non esserci più nulla da ricostruire, anche se questa crisi non è di reale crescita o prospettiva, ma sostanzialmente sanitaria ed, appunto, emotiva.
Padova, il Veneto, non si meritano questo e non se lo merita l’Italia, una nazione ferita ma orgogliosa.
Che vuole rialzarsi, e lo farà!
Carlo Valerio
Presidente di Confapi Padova