CONFAPI: «SOLO CHI È LONTANO DAL MONDO DEL LAVORO POTEVA VOLERE LA LORO ELIMINAZIONE»
Secondo Fabbrica Padova, centro studi dell’Associazione delle piccole e medie industrie, i voucher venduti nel 2016 hanno inciso solo per lo 0,53% del monte di ore lavorate totali. 60 quelli utilizzati all’anno in media per singolo lavoratore. Il presidente Carlo Valerio: «Era un falso problema. E invece di correggere e far funzionare meglio uno strumento efficace si è preferito cancellarlo, privando i lavoratori e le imprese di uno strumento flessibile e trasparente».
Il Governo ha deciso di abolire i voucher per evitare il referendum del 28 maggio, proposto dalla Cgil, che rischiava di essere una pesante sconfitta politica per il Pd e per il nuovo segretario del partito, che sarà eletto con le primarie del prossimo 30 aprile. Dal 17 marzo non è più possibile acquistare voucher e quelli già comprati potranno essere utilizzati solo sino al 31 dicembre 2017. Dal primo gennaio 2018, quindi, imprese e famiglie saranno prive di uno strumento semplice ed efficace che permetta loro di assumere personale aggiuntivo in momenti di attività particolarmente intensa e di pagare regolarmente piccoli lavori di assistenza domestica. «E a me viene in mente la vecchia storiella del treno, il cui ultimo vagone tendeva a deragliare. Invece che sistemarlo si è deciso di toglierlo, ma, a quel punto, era il penultimo vagone, diventato ultimo, a uscire dai binari. Si è tolto anche quello e così via si è andati avanti sinché non è rimasto più il treno» afferma Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova. «Fuor di metafora, è evidente che siamo di fronte a un assurdo: invece di migliorare uno strumento efficace, correggendo le storture presenti, si è preferito cancellarlo del tutto senza avere ancora pronto un sostituto. Solo chi è lontano dal mondo del lavoro poteva proporre un provvedimento del genere, figlio di una demagogia ormai fuori dalla storia. Con questa decisione il Governo non fa che accrescere la distanza con il Paese reale».
Alcuni numeri permettono di fare un po’ di chiarezza sul tema. Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha stimato su dati Inps e Uil come il numero dei voucher venduti in Italia nel 2016 oscilli fra i 130 e i 145 milioni, con un aumento del 26,3% rispetto al 2015 (erano poco più di 115 milioni). 18,5 quelli venduti in Veneto, seconda regione in Italia alle spalle della Lombardia (27 milioni) e davanti all’Emilia Romagna (18,2 milioni). 3,3 milioni quelli venduti nella provincia di Padova, numero che la posizione all’ottavo posto nella classifica delle province italiane in cui se ne sono venduti di più, con Milano in vetta (9,8 milioni), davanti a Torino (5,6 milioni) e Roma (5,1 milioni). Anche ipotizzando che siano stati tutti effettivamente riscossi, Fabbrica Padova calcola, però, che rappresenterebbero appena lo 0,53% del cumulo di 618 milioni e 944 mila ore lavorate dai dipendenti padovani (considerando 1.879 ore medie lavorate in un anno da un dipendente con un contratto di lavoro full-time). Il numero medio di voucher utilizzati a persona è di 60 all’anno, per circa 450 euro incassati a utilizzatore attraverso questa forma di pagamento.
«In più di un’occasione» riprende Valerio, «abbiamo sostenuto la necessità di evitare gli abusi e l’opportunità di creare accorgimenti più opportuni, quali la tracciabilità e una migliore definizione dei confini di utilizzo. Allo stesso tempo, però, abbiamo sempre ritenuto che si trattasse di un ottimo strumento di flessibilità che andava incontro a un mondo del lavoro in evoluzione, in cui è impossibile regolare tutti gli ambiti con i contratti collettivi nazionali. È necessario essere realisti e ammettere che l’alternativa ai voucher è il lavoro nero. L’eliminazione priva le Pmi e i lavoratori di uno strumento flessibile, che ha consentito a tante imprese di poter mettere in essere rapporti di lavoro dignitosi quanto trasparenti e di gestire in maniera corretta le attività ad alta stagionalità, provando ad aumentare l’occupazione a costi e rischi limitati».
«Il lavoro, in Italia, sconta un problema annoso: l’elevato costo per le aziende. Oggi si dice che con i voucher sono diminuite le tutele per i lavoratori» conclude il presidente di Confapi Padova. «Ma non si tiene conto del fatto che interi settori produttivi hanno marginalità molto ridotte, e che un’eccessiva rigidità del mercato del lavoro conduce inevitabilmente al fallimento e alla chiusura delle aziende, con conseguente perdita di occupazione. Mi auguro a questo punto che il Governo trovi immediatamente una soluzione alternativa, venendo incontro in maniera concreta sia alle esigenze di chi cerca lavoro, sia delle aziende».
Ecco come i media hanno riportato la presa di posizione di Confapi:
VOUCHER: ASSURDO ADDIO A STRUMENTO UTILE - IL MATTINO 29 MARZO 2017
3,3 MLN VOUCHER A PADOVA, CONFAPI: «ORA ASSUNZIONI PIU’ DIFFICILI» - RETE VENETA 28 MARZO 2017
Nella tabella in alto: Elaborazione di Fabbrica Padova su dati Inps e Uil
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
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