Confapi Padova ha intervistato i principali candidati alla guida della Regione (Zaia, Lorenzoni, Cappelletti e Sbrollini), ponendo loro 5 domande fondamentali per la ripresa del territorio: ecco le loro risposte su autonomia, sostegno alle imprese e all’occupazione e infrastrutture. Il presidente Carlo Valerio: «Diamo al futuro presidente sei mesi per passare dalle parole ai primi fatti: ci impegniamo a verificare i risultati raggiunti e a darne conto».
Cinque domande, fondamentali per il futuro del Veneto. In vista delle elezioni regionali del 20 e 21 settembre Confapi Padova ha messo a confronto i principali candidati al ruolo di presidente della Regione. L’Associazione delle piccole e medie industrie li ha invitati ad affrontare i nodi che più interessano il mondo delle imprese e l’attualità. Luca Zaia (governatore uscente, appoggiato dalle liste Lega, Zaia Presidente, Veneta Autonomia, Fratelli d’Italia e Forza Italia), Arturo Lorenzoni (Il Veneto che Vogliamo, Partito Democratico, Europa Verde, Sanca Autonomia, +Veneto in Europa Volt), Enrico Cappelletti (Movimento 5 Stelle) e Daniela Sbrollini (Italia Viva) hanno raccolto l’invito. Ecco una sintesi delle loro risposte.
Al primo punto una questione dibattuta da tempo: l’autonomia, perché sono trascorsi più di mille giorni dal referendum eppure non è successo nulla. Ed è subito polemica. Doveroso partire da Zaia: «La sua attuazione sarà una delle priorità della Legislatura 2020-2025: infatti, gli oltre 2,2 milioni di veneti che l’hanno chiesta attraverso un referendum pienamente legittimo e legittimato meritano una risposta da parte del Parlamento, non più rinviabile». Così gli risponde Cappelletti: «Altro che 1.000, la Lega è stata 4.000 giorni al Governo del Paese, eppure non è successo nulla di nulla. Il M5S, nonostante una drammatica pandemia da gestire, è arrivato alla definizione di una legge quadro, che il Ministro Boccia ha annunciato porterà in CdM entro questo mese. È l’unica speranza». Sulla stessa linea Sbrollini: «Il referendum si è dimostrato un atto inutile e propagandistico. Ad un osservatore neutro sono parse richieste fatte proprio per farsi dire di no. Io sono del parere che una giusta autonomia deve invece essere concessa, il Veneto ne ha tutto da guadagnare». Concorda anche Lorenzoni: «L’autonomia va intesa come una riforma federalista dello Stato, non come nuovo centralismo veneziano. I segnali della Regione vanno purtroppo tutti in quest’ultima direzione, dalla riorganizzazione della sanità alla gestione dei parchi per finire all’accentramento a Venezia delle funzioni delle Province. Il tema è la responsabilità: dobbiamo avere regole più semplici e decisioni più vicine ai cittadini».
La seconda domanda riguarda il sostegno alle piccole e medie industrie e, nello specifico, la reindustrializzazione del territorio e il ruolo di Veneto Sviluppo. Per Zaia «Bisogna diffondere una nuova cultura finanziaria nel sistema delle PMI e in tal senso riteniamo sia indispensabile passare da un modello “bancocentrico”, caratterizzato da un ricorso predominante o pressoché esclusivo delle imprese al sistema bancario, ad un modello diversificato di raccolta delle risorse finanziarie. In questo contesto Veneto Sviluppo ha già avviato con successo, in partnership con le BCC venete, la piattaforma “Veneto Minibond”. Molto importante sarà anche la definizione di strumenti dedicati al rafforzamento patrimoniale delle aziende attraverso investimenti di minoranza nel capitale delle nostre PMI venete. In questa logica FVS, la SGR posseduta al 100% da Veneto Sviluppo, sta lanciando il Fondo Sviluppo PMI 2, con una dotazione di almeno 75 milioni». Lorenzoni replica sottolineando che «le imprese hanno necessità di servizi infrastrutturali, dimenticati da troppi anni: rete ad alta velocità, digitalizzazione dei processi amministrativi, logistica integrata, riqualificazione delle aree industriali. E Veneto Sviluppo deve tornare ad essere la finanziaria regionale, per facilitare processi virtuosi sul piano industriale come aggregazioni nei settori cruciali». Le parole d’ordine di Cappelletti sono legate agli «investimenti in innovazione, sviluppo tecnologico e ricerca, sostegno al processo di industrializzazione delle PMI e lo snellimento della burocrazia. Vogliamo sostenere gli incubatori d’impresa, promuovere il telelavoro, lo sviluppo della connettività, la green economy, l’efficientamento energetico e la riconversione degli impianti più inquinanti. Veneto Sviluppo deve essere ricalibrata per meglio supportare la ripresa ed evitare la svendita di imprese, a causa della crisi di liquidità». Mentre per Sbrollini «occorre guardare alla sostenibilità, all’innovazione del prodotto, all’innovazione del processo, alle aziende del post CO2. Attraverso Veneto Sviluppo la Regione dovrebbe mettere in rete queste esperienze, farle capire e condividere dagli imprenditori».
La questione infrastrutture è stata sdoppiata su due temi. Il primo è l’idrovia Padova-Venezia, per Zaia «una delle opere che la Regione ritiene fondamentali, ma che ad oggi lo Stato non ha ancora ritenuto di finanziare». Per Cappelletti è «strategica, soprattutto come canale scolmatore che riduce il sempre maggiore rischio di allagamenti, conseguenza di 20 anni di incuria e cementificazione del territorio». «Strategica» è anche la parola che usa Lorenzoni, per il quale «va rivalutato il piano complessivo dei trasporti regionale (Porto off shore, collegamenti tra interporti e porti)». Diversa la posizione di Sbrollini, per la quale «in questi 20 anni si è parlato di tre/quattro nuove autostrade. Se ne è fatta partire una che si sta sviluppando con una velocità di realizzazione simile alla Salerno-Reggio Calabria. La Pedemontana veneta viaggia a meno di 10 km all’anno. Imbarazzante! In queste condizioni, ragionare sulla Idrovia Venezia-Padova mi sembra una utopia».
Il secondo tema riguarda il “divorzio” tra Atlantia e Autostrade e mai come in questo caso si scontrano posizioni diverse. Zaia parte dalla necessità di evitare strumentalizzazioni e rilancia col «progetto di gestione del “Polo Autostradale del Nord Est” attraverso la società Cav (Regione-Anas), concessionaria del Passante di Mestre. Il fine è in primis governare, nel medio lungo periodo, l’intera rete autostradale veneta, con obiettivo prioritario sulla sicurezza e manutenzione della stessa, ma anche finanziare, realizzare e gestire nuove importanti opere infrastrutturali». Per Cappelletti «era ora che avvenisse il divorzio. Niente e nessuno potrà mai ridare la vita alle tante vittime innocenti della cupidigia umana. Ma che, almeno, vi sia la ragionevole certezza che un simile disastro non debba succedere mai più». Duro anche Lorenzoni: «L’asimmetria tra privati e pubblico va ridotta (vedi contratto a totale carico del pubblico per la Pedemontana veneta, vera onta dell’amministrazione uscente)». Per Sbrollini la priorità è arrivare «ad un accordo che garantisse l’efficienza della gestione delle reti autostradali, una riduzione dei pedaggi e contemporaneamente una determinazione senza strascichi di contenziosi, sarebbe meglio per tutti. Poi nel frattempo la Magistratura farà il suo corso».
Infine, le iniziative che saranno prese per il sostegno al lavoro, in particolare considerando le pesanti ripercussioni della pandemia sull’occupazione, con circa 53.000 posti di lavoro in meno tra mancate assunzioni e rapporti cessati rispetto ai primi mesi del 2019. Per tutti il concetto chiave è quello della formazione, declinata in vari modi. Per Zaia tra le azioni previste nel prossimo quinquennio ci sono il «sostegno alla formazione continua degli imprenditori e degli artigiani, la promozione di nuove opportunità digitali, le misure per rafforzare il trasferimento tecnologico alle Pmi e la creazione di un Osservatorio delle Trasformazioni digitali». Per Lorenzoni: «Va rafforzato il dialogo tra imprese e sistema formativo, scolastico in primo luogo, con canali più diretti e vivi per la PCTO, cioè i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento. Inoltre credo che dovremmo fare uno sforzo, anche e soprattutto come Regione, per sostenere il credito per le imprese che esportano i loro prodotti». Cappelletti rimarca quanto fatto dal Governo e «l’aumento delle trasformazioni dei contratti da tempo determinato a indeterminato del 76,2% grazie al Decreto Dignità voluto dal M5S. Occorrono urgenti azioni volte a prevenire da un lato l’abbandono scolastico, e dall’altro la formazione degli adulti tramite la diffusione di scuole serali. Sarà fondamentale, inoltre, saper attirare nel nostro territorio i fondi europei che arriveranno grazie al nuovo “Piano Marshall” denominato “NextGenerationEU”». Per Sbrollini «senza formazione continua, anche i neo laureati rischiano di non avere le competenze richieste. La Regione in questo campo deve agire con rapidità. Servono iniziative strutturate e pensate con le categorie d’impresa. Dobbiamo formare per i lavori che servono».
«Abbiamo voluto realizzare queste interviste per fare chiarezza intorno ai punti che più da vicino riguardano le imprese e l’attualità. Noi rimarremo vigili, monitorando le risposte e valutando quanto sarà poi messo in pratica rispetto alle promesse fatte in campagna elettorale. Diamo al futuro presidente sei mesi per passare dalle parole ai primi fatti: ci impegniamo a verificare i risultati raggiunti» spiega Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova. «Gli imprenditori dell’Associazione chiedono a chi si candida a guidare Palazzo Balbi di prendere precisi impegni in favore della crescita economica, dello sviluppo dell’occupazione e in materia di infrastrutture. Questo è anche il nostro modo per dire ai candidati presidente e ai candidati consigliere che rimarremo vigili».
Ecco le interviste integrali ai candidati:
LEGGI L'INTERVISTA A LUCA ZAIA
LEGGI L'INTERVISTA A ENRICO CAPPELLETTI
LEGGI L'INTERVISTA AD ARTURO LORENZONI
LEGGI L'INTERVISTA A DANIELA SBROLLINI
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova