L’esperienza della Vebi Istituto Biochimico di Borgoricco
Diciotto linee produttive, 4.000 tonnellate di prodotto all’anno, 25 milioni di fatturato. Sono alcuni numeri di Vebi Istituto Biochimico, azienda di Borgoricco che, con le sue due divisioni si occupa sia di soluzioni per l’igiene e la salute dell’ambiente domestico, civile e industriale, sia di soluzioni specifiche per la cura di viso, corpo e capelli. Con il titolare dell’azienda Luigi Bazzolo ci siamo focalizzati sull’approvvigionamento dei componenti chimici.
Da ottobre a oggi avete dovuto fare i conti con rincari per l’acquisto di sostanze chimiche?
«Sì, soprattutto per glicole propilenico, solventi, paraffine e in generale per tutti i derivati del petrolio».
Può quantificarli?
«Li stiamo pagando più del doppio, in certi casi siamo ben oltre al 100%. Per il glicole siamo addirittura ai 4 euro al chilo, quando sei mesi fa lo pagavamo un euro e mezzo. Per le paraffine gli aumenti si attestano attorno al 40%».
Da ottobre a oggi avete dovuto fare i conti con ritardi nelle consegne?
«Assolutamente sì e anzi, alcuni prodotti sono venuti a mancare. Il punto è che molte materie prime non sono sostituibili, il che ci ha costretto a interrompere la produzione di alcun tipi di solventi ed emulsionanti».
Gli eventuali ritardi sono diventati più pesanti nel tempo?
«Sì, la tendenza è quella di un peggioramento man mano che ci si avvicina a oggi».
Che previsioni vi sentite di fare sull’andamento dei prezzi delle materie prime nei prossimi 6 mesi?
«Alcune materie prime rimarranno su questi livelli e, se i prezzi scenderanno, non lo faranno nei prossimi 6 mesi. Per altri ci attendiamo un calo, mi riferisco nello specifico ai componenti cerealicoli - quindi alimentari - che ora sono al picco massimo: in questo caso prevediamo che i prezzi siano destinati a scendere, anche se non è detto che lo facciano a breve termine».
Avete di conseguenza aumentato i prezzi dei vostri prodotti nella stessa percentuale?
«No, ma saremo costretti a farlo. Non sarà però nella stessa percentuale dell’aumento, se non per alcuni prodotti specifici. E questo perché a stabilire il prezzo di un prodotto concorrono più fattori, tra cui l’uso di più materie prime e il valore aggiunto. Diciamo, poi, che aumentare il prezzo in certi settori, dove la concorrenza è forte, è rischioso e se possiamo cerchiamo di evitarlo».
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova