All’indomani del passaggio del disegno di legge sull’autonomia differenziata in Consiglio dei Ministri, Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha fatto i conti su quanto costi il mancato federalismo nel territorio: per ogni cittadino veneto in ballo 3.819 euro pro capite. Il presidente Carlo Valerio: «Con l’autonomia lo Stato sarà più vicino a cittadini e imprese, e si utilizzeranno in modo più efficace le risorse a disposizione». L’intervista esclusiva al presidente Luca Zaia.
«Una giornata storica». Così il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha salutato il passaggio del disegno di legge sull’autonomia differenziata in Consiglio dei Ministri. È solo l’inizio di un percorso che dovrà concretizzarsi con la definizione dei livelli essenziali di prestazione, i Lep. Ma è un primo passo di importanza fondamentale e Confapi Padova non può che salutarlo favorevolmente. Fabbrica Padova, centro studi dell’Associazione delle piccole e medie imprese, con l’occasione ha preso in esame il dato che meglio testimonia l’urgenza della riforma, quello relativo al residuo fiscale, arrivando a stimare come il mancato federalismo costi al territorio padovano circa 3,6 miliardi l’anno.
Come noto, il residuo fiscale è costituito dal saldo tra spese ed entrate del settore pubblico riferite a ciascuna regione, e rappresenta la differenza tra quanto una regione riceve dal sistema pubblico in termini di spesa (trasferimenti e altre forme di intervento) e quanto versa in termini di tributi o altre forme di entrate pubbliche. Ebbene, in base ai dati messi a disposizione dall’Agenzia per la Coesione Territoriale e dal portale per l’autonomia della Regione Veneto, nel periodo 2015-2019, il residuo fiscale medio del Veneto è pari a -18,7 miliardi (-3.819 euro pro capite). Un dato, quello pro capite, che consente di circoscrivere e calcolare l’impatto anche per il territorio padovano e i suoi 938 mila abitanti: è pari a 3,58 miliardi, circa il 12% del Pil provinciale. In altri termini, il reddito “disponibile” sul territorio si riduce del 12% rispetto a quello prodotto, per l’intervento del sistema redistributivo (implicito ed esplicito) del sistema pubblico, misurato appunto dal residuo fiscale. Il tema non riguarda solo il Veneto: le altre regioni che maggiormente contribuiscono alla redistribuzione territoriale sono Lombardia, Emilia Romagna, la provincia di Bolzano, Lazio e Piemonte.
«Il segno negativo significa che le somme versate dai residenti e dalle attività della regione sono superiori a quanto verrà restituito dallo Stato in termini di benefici ricevuti: paghiamo di più di quanto ci viene restituito», rimarca il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio. «Ovviamente questo non significa che, una volta attuata concretamente la riforma, tutto tornerà indietro alle casse di chi, attualmente, versa più di quanto riceve. Significa, però, che andranno trovati equilibri diversi e che l’impegno delle amministrazioni regionali sarà quello di “fare meglio” con le risorse a disposizione, utilizzandole in modo più efficace. Siamo un’unica nazione e questo comporta, necessariamente, che una parte di quelle risorse venga ripartita mutualisticamente, ma il punto è proprio questo: se, oggi, esistono due velocità tra le regioni italiane, e se negli anni le disparità sono aumentate invece di diminuire, significa che occorre intervenire su questa situazione. Ma è necessario che tale redistribuzione sia conosciuta, controllata e quantificata attentamente, affinché sia possibile esprimere valutazioni sulla sua congruità ed equità. E qui», conclude il presidente Valerio, «tocchiamo un altro nodo: questa riforma implica un aumento di responsabilità e del senso dello Stato degli amministratori locali. Ma, anche da questo punto di vista, c’è un aspetto su cui vale la pena di soffermarsi: il fatto che l’autonomia accorci le distanze tra il cittadino - l’imprenditore ed i lavoratori tutti - e chi detiene il potere decisionale, eliminando gli anelli inutili della catena, rendendo assai più efficaci gli altri, non può che essere salutato positivamente».
Sul tema, Confapi Padova ha intervistato il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che, in uno dei passaggi del suo intervento, ricorda: «Dimostreremo con i fatti che autonomia non è la secessione dei ricchi, che non è una trovata per affossare o lasciare indietro qualcuno, tantomeno il Sud. Autonomia differenziata non significa minare l’Unità nazionale, perché, come ho detto in molte occasioni, i paesi che hanno da decenni se non da secoli un’organizzazione basata su l’autonomia come la Germania o gli Stati Uniti non sarebbero così solidi e visti come nazioni compatte fondate sul federalismo più vero. L’autonomia sarà una grande opportunità anche per il Sud del Paese. Come dico sempre, Nord e Sud sono legati a doppio filo come gemelli siamesi: la vita o la morte di uno lo sono anche per l’altro». Significative, poi, le parole del governatore sul nodo dei Lep: «È vergognoso che in questo Paese non si siano ancora fatti. Ci sarà una cabina di regia, composta di tecnici, che dovrà valutare le materie. Certamente ci saranno materie come, ad esempio, il controllo sulle banche di credito cooperativo, nelle quali sarà difficile pensare di definire qualche Lep. Poi c’è la Sanità, in cui i Lep esistono già da sempre e sono i livelli essenziali di assistenza. Ma, sia chiaro, non sarò certo io a creare questioni gratuite sulla definizione dei Lep proprio ora che non sono più un mantra per non procedere con l’autonomia. Il governo li ha messi in legge di bilancio, è un dovere andare avanti».
Nella tabella il calcolo del residuo fiscale pro capite regione per regione; in allegato l’intervista integrale al presidente Zaia sul tema autonomia differenziata.
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova