L’Ad Gianpaolo Bove presenta Ciotola, azienda padovana della “paper industry” presente in 35 paesi
La prima cosa che colpisce, cercando informazioni su Ciotola Srl, è che il sito di questa azienda padovana, con la sede in Piazza De Gaspari, è interamente in inglese e in francese. Manca l’Italiano. Ma la ragione di questa esclusione si capisce bene conversando con l’amministratore delegato Gianpaolo Bove. «È una scelta precisa, dovuta ai nostri mercati di riferimento: ci rivolgiamo in particolare ad Africa, Medioriente e Asia, toccando 35 paesi nel mondo. L’Italia ha un peso decisamente marginale, non oltre il 5%, contro, appunto, il 95% legato all’export. La nostra stessa sede a Padova si avvale della collaborazione di esperti di una ventina di nazionalità diverse».
E come mai questa netta differenza tra Italia ed estero?
«Sostanzialmente si spiega col fatto che i mercati europei erano già coperti, mentre noi ci siamo rivolti da subito a quelli più complessi ma che presentavano spazi maggiori per potersi inserire e continuare ad accrescere la nostra presenza. Va anche detto che negli anni Ciotola è cambiata».
Come?
«Il fondatore, il dottor Ciotola, è nel settore da tantissimi anni, guidando cartiere importanti come la Cartiera Carmignano e il Gruppo Cordenons, mentre dal 2001 ha aperto una società di intermediazione commerciale. Noi nasciamo come agenti, poi ci siamo trasformati in distributori nel mondo. Oggi abbiamo un fatturato di circa 12 milioni di euro, una decina di dipendenti a Padova ma uffici di rappresentanza in Marocco e Etiopia e una rete commerciale con agenti un po’ in tutto il mondo».
48 anni, nato a Caserta, studi all’Università di Napoli prima del trasferimento a Padova, Bove è padre di tre figli. Più volte presente ai corsi di S.Pa.D.A., la business school di Confapi («Perché la formazione non è mai abbastanza, quando ci sono opportunità di crescita cerco sempre di coglierle»), della sua esperienza personale parla così: «Avevo alle spalle esperienze lavorative diverse, sono entrato qui in Ciotola come semplice impiegato per poi diventare socio e, attualmente, amministratore delegato».
AD di un’azienda che si occupa di carta ma… non di tutta la carta.
«Abbiamo competenze specifiche su tre settori specifici, vale a dire nei segmenti delle carte grafiche, delle carte tecniche di imballaggio flessibile e delle carte di sicurezza, con una gamma prodotti molto ampia dal classico al più sofisticato. Non siamo presenti, invece, nelle cosiddette commodities che sono, per intenderci, cartoni o carta per fotocopie».
Con una gamma così variegata viene da chiedersi se le ripercussioni del lockdown si sono sentite in tutti e tre i settori allo stesso modo o se ci sono state differenze.
«Nel complesso il lockdown ha avuto ripercussioni negative, tanto che, alla fine del 2020, possiamo stimare che dovremo fare i conti con un calo di un paio di milioni di euro nel fatturato complessivo dell’azienda. Va detto però che il quadro cambia da settore a settore. Quello delle carte grafiche, che per noi pesa per il 25% delle attività, ha sofferto più di tutti, perché ci rivolgiamo al mondo del lusso: sono destinate soprattutto agli alberghi e, come potete immaginare, il calo generale degli affari è stato consistente, proprio perché il turismo è stato colpito gravemente in questi mesi. Tutto ciò per noi si è tradotto in una brusca riduzione di ordini e fatturato e in qualche ritardo nei pagamenti».
E negli altri settori?
«Quando parliamo di imballaggio flessibile intendiamo le carte in contatto con alimenti, che siano burro, margarine, caramelle o quelle che sono usate anche da McDonald’s. Ecco in questo campo il quadro è diverso, perché, anzi, abbiamo registrato una piccola crescita legata all’intero comparto alimentare, un po’ come si è verificato per molte aziende direttamente o indirettamente attive nel settore. Le carte di sicurezza incidono infine per un buon 60% e hanno accusato una flessione dovuta alle conseguenze della pandemia di Covid-19, ma stiamo recuperando: in questo caso mi riferisco alla carta per assegni e alle banconote. Va detto che questo settore si è aggiunto per ultimo all’interno della nostra attività, sviluppando un certo know how molto specifico grazie alle competenze del dottor Ciotola».
Quali sfide vi attendono nel prossimo futuro?
«Il futuro è ricco di incognite, non lo nascondo. Difficile programmare e fissare budget, anche perché noi partecipiamo a molte gare d’appalto internazionali e questo, di per sé, comporta dei punti di domanda. Faccio un esempio, che forse può illustrare la situazione: noi forniamo le carte per i passaporti per le Filippine. Bene, siamo passati da un anno all’altro da averne 500 mila a 50 mila, con una riduzione del 90%. Piuttosto drastica, no? Capite bene che con un quadro del genere non è semplice fare previsioni, l’incertezza c’è ed è inutile negarla, per quanto ci siano timidi segnali di ripresa. Proprio per questo motivo stiamo cercando anche nuovi business, ad esempio negli adesivi per alimenti, che abbiamo iniziato a importare in Italia da una cartiera slovena di riferimento. Di sicuro non resteremo fermi».
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova