Il racconto di Mauro Bergamaschi: «Tutto parte dall’esperienza da pompiere di papà Giancarlo, anche sul Vajont»
«Nella nuova azienda di Caselle ogni angolo ricorda mio papà Giancarlo», racconta Mauro Bergamaschi. «Nel suo ufficio aveva voluto allestire un piccolo museo delle vecchie attrezzature antincendio che lui stesso fin da giovane ha usato e collaudato». La memoria del passato e lo sguardo rivolto al futuro. Dimostrazione concreta di come il percorso di Baap si articoli attraverso due parole chiave: continuità e innovazione. Ma anche riprova tangibile della passione per il lavoro trasmessa ai figli Mauro, Mirko ed Ester, che portano avanti l’intuizione del padre, con rinnovato spirito imprenditoriale. Chiave per spiegare la fortuna di un’azienda - specializzata nella vendita e manutenzione di estintori, impianti antincendio, materiale antinfortunistico e primo soccorso, segnaletica aziendale e stradale, indumenti da lavoro - arrivata ad avere un fatturato che supera i 7 milioni di euro e una crescita annua del 6%.
«Ma negli ultimi anni, attraverso una diversificazione dei servizi, abbiamo dato spazio anche ai corsi di formazione in materia di sicurezza sul lavoro di ogni tipo e livello», racconta Bergamaschi. E non è un caso che in una delle ultime interviste papà Giancarlo, mancato il 27 febbraio 2019 a 83 anni, avesse dichiarato: «La mia vera fortuna sono stati i figli, perché se non avessero voluto continuare, io avrei già mollato tutto da trent’anni».
Ci parla di suo padre?
«Prima di cominciare a occuparsi di estintori e di sicurezza negli ambienti di lavoro nel lontano 1960, con la società “Bergamaschi Antincendi Antinfortunistica Padova Srl”, poi diventata Baap, papà faceva il vigile del fuoco. Come pompiere è stato inviato a Longarone, ad estrarre i corpi senza vita dal fango e dalle macerie della tragedia del Vajont. Ricordo che aveva raccontato che la passione per gli estintori gli è nata perché, andando a spegnere incendi, si rendeva conto che la gente non aveva niente. Gli estintori esistevano, si vendevano anche a Padova, ma erano degli "affari" a sabbia. I primi avevano un coperchio che si apriva e si buttava la sabbia asciutta, per soffocare le fiamme. Poi, spiegava, sono arrivate la polvere, la schiuma, l’anidride carbonica: l’evoluzione è continua e bisogna sempre stare al passo. Con la Baap ha iniziato dapprima a vendere estintori e successivamente a produrli fino a diventare un punto di riferimento nazionale. È stato anche insignito dell’onorificenza di Cavaliere del lavoro. Per tutti noi è stato un esempio nel lavoro e nella vita».
Siete partiti da Rubano.
«Sì, la Baap inizialmente produceva e commercializzava estintori e impianti antincendio destinati al mercato italiano e al mercato estero, diventando principale fornitore di enti pubblici appartenenti al Ministero dell’Interno e al Ministero della Difesa. Contemporaneamente nascevano il servizio di manutenzione estintori, ma anche il commercio e l’installazione di segnaletica, materiale antinfortunistico, pronto soccorso, materiale per i pompieri, porte tagliafuoco e impianti antincendio. L’azienda si è poi trasferita in zona industriale a Caselle di Selvazzano, in un capannone di circa tremila metri quadrati dotato di un’area prove per le esercitazioni pratiche e di un punto vendita che funge anche da showroom. All’esterno dispone di una superficie scoperta di 1.200 metri quadri. Attualmente la società ha in manutenzione circa 60 mila estintori per un parco clienti stimato in circa 6 mila aziende di tutte le dimensioni, sull’intero territorio nazionale».
Come sottolineava, Baap oggi si occupa anche di impianti e, da quando è in vigore la Legge 626, e le sue successive evoluzioni, anche di tutto quello che concerne il comparto sicurezza, compresi i corsi di formazione in sede o presso le aziende e l’assistenza nelle fasi di valutazione del rischio.
«Con l’ottenimento della certificazione di qualità Vision ISO 9001-2000 è stata creata Divisione Formazione che si occupa dell’erogazione di corsi di formazione alle aziende svolgendo l’attività presso la sede di Caselle di Selvazzano o nelle sedi dei clienti. Tra le attività svolte vi è anche la consulenza per l’espletamento delle pratiche di prevenzione incendi. Oltre ai quattro soci, Baap ha alle sue dipendenze 45 persone. La Baap è stata la prima azienda in Italia ad avviare un percorso di certificazione dei propri manutentori».
Il marchio è presente anche nel mondo dello sport e del sociale.
«Siamo tra gli sponsor della Pallavolo Padova di A1, dell’Imoco Volley di A1 femminile e del Medovolley di Selvazzano, nonché tra i sostenitori di altre realtà sportive più piccole ma per questo non meno importanti. Una passione trasmessa da papà, che aveva visto muovere i primi passi del Petrarca Padova, quando frequentava la caserma dei pompieri in Prato della Valle».
Come avete affrontato la pandemia?
«In questi mesi la società è sempre rimasta operativa per garantire i servizi essenziali alle strutture impegnate nella lotta al coronavirus: non solo con la manutenzione dei presidi antincendio, ma anche con la difficile opera di fornitura dei DPI, cosa che ha impegnato l’azienda su molti fronti anche all’estero, data l’enorme richiesta e la difficoltà nel reperimento dei prodotti più essenziali, senza i quali la malattia avrebbe avuto il sopravvento sugli operatori del settore e sui cittadini coinvolti».
Quali sfide vi attendono ora?
«Da alcuni anni Baap è anche centro di formazione Aifos, un marchio a protezione delle cose più care. Abbiamo in progetto l’espansione dell’area uffici: costruiremo una palazzina con palestra e con aule dedicate alle prove pratiche dei corsi. La scuola di formazione diventerà un’azienda sempre più importante, con una propria identità».
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova