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Ritorna a Confapi Padova

«IL NORD EST LOCOMOTIVA D’ITALIA»: INTERVISTA ESCLUSIVA AL PRESIDENTE CAMISA

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Il presidente nazionale della Confederazione, Cristian Camisa, tirerà le fila di “Confapi Summer Night”, imperdibile appuntamento estivo per imprenditori e stakeholders dell’Associazione in programma lunedì 10 luglio. Con l’occasione l’abbiamo intervistato in esclusiva. «Tolto il Nord Est, la crescita è fragile. Basta rallentamenti sul PNRR, il calo del credito, l’inflazione e il rallentamento della domanda interna pesano sulla produzione industriale. Ecco cosa chiediamo al Governo».

 

Presidente, ormai siamo già a luglio e in tanti pensano alle meritate vacanze. Cosa ci si aspetta per il rientro. Che autunno sarà?

«Nonostante la capacità di reazione e la flessibilità dimostrate dalle nostre Piccole e medie industrie durante la pandemia e di fronte alla guerra in Ucraina, il nostro Ufficio Studi rileva ulteriori segnali di indebolimento. Eccezion fatta per alcune realtà produttive territoriali del Nord Est, segnaliamo una crescita più fragile: sono in costante aumento le aziende di Confapi che stanno registrando negli ultimi mesi un deciso rallentamento sia nel mercato interno che sul fronte export. Il nostro centro studi prevede un aumento del PIL italiano dell’1,1% nel 2023 e dell’1% del 2024. Dato comunque positivo se raffrontato alla media UE che prevede un aumento dello 0,6%.

Una spinta alla crescita potrebbe arrivare dallo sblocco dei 19,5 miliardi di Euro della terza tranche dei fondi del PNRR. Difficile fare previsioni sul futuro, sono tante le variabili in gioco, ma guardando al prossimo autunno possiamo dire che nei prossimi mesi il rialzo dei tassi di interesse indebolirà consumi e crescita. Auspichiamo un immediato cambio di rotta da parte dell’Europa». 

Quali sono i motivi principali di questi segnali non proprio rassicuranti, secondo lei?

«Sulle nostre imprese pesano senz’altro gli aumenti del costo del credito, un lento calo dell’inflazione e naturalmente la diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie che frena la domanda interna, ripercuotendosi sulla produzione industriale. Con la diminuzione dei costi delle materie energetiche ci attendevamo un calo dei prezzi generale, che fino ad oggi è impercettibile. Bisogna poi fare i conti con la situazione di stagnazione in cui versa la Germania, partner privilegiato delle nostre aziende, che avrà conseguenze anche per le nostre esportazioni che finora hanno contribuito sensibilmente a trainare la nostra economia».

Come diceva lei stesso, la situazione appare leggermente migliore nel Nord-Est.

«Il Nord-Est del Paese e il Veneto in particolare si sono sempre contraddistinti per la grande capacità di innovazione. Seppur in un periodo complicato vi sono una serie di dati positivi uno tra tutti quello sull’occupazione: +2% rispetto ai primi cinque mesi dello scorso anno, mentre nel resto del Paese il miglioramento è solo dello 0,1. Merito sicuramente dello spirito imprenditoriale di questa Regione, della grande capacità delle imprenditrici e degli imprenditori di mettersi sempre in gioco, di cercare idee nuove e progetti all’avanguardia. Ma merito va anche a realtà come Confapi Padova che da 25 anni rappresenta un punto di riferimento indispensabile e prezioso per tutto il territorio. Il Veneto è una vera e propria locomotiva del sistema Paese che auspico continui a trainare la nostra economia».

Il Pnrr dovrebbe rappresentare un volano per il Paese ma le cose non stanno andando bene come ci si augurava. C’è preoccupazione?

«Si tratta di un’opportunità unica e irripetibile per efficientare la macchina pubblica e per modernizzare e alimentare la competitività del sistema Paese a tutto vantaggio della vocazione manifatturiera che caratterizza le industrie che rappresentiamo. Nel decreto da poco approvato il Governo ha già introdotto delle misure importanti che velocizzano e sburocratizzano le procedure. Per questo sarà fondamentale che non ci siano più rallentamenti, considerando che ci sono oltre 40 miliardi di euro di affidamenti da perfezionare entro dicembre 2023. Anche su questo fronte, in varie occasioni pubbliche e incontri privati, abbiamo reiterato la nostra disponibilità a collaborare con le Istituzioni in ogni forma, mettendo a disposizione degli enti locali il nostro know how e i nostri tecnici del territorio che conoscono appieno le realtà in cui operano. Inoltre viste le difficoltà da parte degli enti locali di utilizzare le risorse e mettere a terra i progetti, la nostra proposta è quella di incrementare la sinergia tra pubblico e privato attraverso l’adozione di crediti di imposta per le aziende sul modello statunitense dell’Inflation Reduction Act e su quello già rodato e sperimentato di Industria 4.0. Le imprese italiane con quella misura hanno dimostrato di essere in grado di innovare, digitalizzare e spendere le risorse con effetti moltiplicativi sullo sviluppo del sistema Paese. È chiaro che i fondi del Pnrr però devono essere usati per progetti strategici che abbiano effetto leva».

Una stagione delle riforme sembra aver ripreso vigore. Come si sta muovendo Confapi?

«Abbiamo un continuo confronto con il Governo: Confapi si sta dimostrando come la casa del pragmatismo e della proattività. Abbiamo fatto proposte che sono entrate nell’agenda del governo. Ne cito solo una di cui vado orgoglioso: Confapi è stata la prima associazione a dicembre scorso a lanciare il tema della penuria di materie prime critiche, sostenendo la necessità di fare scorte strategiche ed indicando un percorso con il coinvolgimento di Sace. Sono felice che il percorso identificato dal Governo ricalchi le nostre posizioni. In generale l’Italia deve diventare un Paese amico delle imprese. Da tempo sosteniamo che la semplificazione normativa e burocratica è una riforma fondamentale, non più differibile, se si vuole mettere il sistema industriale, e in particolare le piccole e medie industrie, nelle migliori condizioni per fare impresa e consentire al nostro Paese di diventare maggiormente attrattivo e competitivo. Ci tengo a ricordare che il costo della burocrazia pesa sulle casse delle nostre industrie per circa 30 miliardi di euro ogni anno. Impieghiamo in media 238 ore annue per pagare le imposte, il 46% in più della media Ocse. Tra dichiarativi e adempimenti/pagamenti fiscali una piccola e media industria ogni anno deve effettuare ben 89 operazioni.  Costi, tempo e risorse sottratte all’attività d’impresa. Inoltre, un nostro imprenditore effettua in un anno 15 versamenti al fisco, 6 in più di un suo collega tedesco, 7 in più di un inglese, di uno spagnolo o di un francese e 9 in più di uno svedese. Bisogna cambiare».

Cosa chiede Confapi al governo e alla Premier Meloni?

«Di considerare i piccoli e medi industriali come un interlocutore privilegiato perché conoscono i problemi e le opportunità prima della politica. Ad ogni tavolo portiamo proposte e progetti concreti che possono migliorare il modo di fare impresa. Ne è l'esempio l'ultimo tavolo di Palazzo Chigi che ha avuto come temi principali le riforme istituzionali, la delega fiscale, l’inflazione, la sicurezza sul lavoro e le pensioni. Un tavolo istituito dal Governo proprio con l’obiettivo di formare gruppi di lavoro ad hoc per realizzare politiche di medio e lungo termine. Alla premier Meloni come detto in varie occasioni diciamo che mai come in questo momento occorre un’accelerazione, un deciso cambio di passo. Il Paese ha bisogno di un progetto sistemico che coinvolga l’intero complesso economico produttivo, che guardi al presente e all’immediato futuro e che sappia proiettare l’Italia in un nuovo modello di sviluppo, crescita e lavoro. Bisogna partire da alcune linee direttrici fondamentali: riduzione del costo del lavoro e rilancio degli investimenti, abbattimento del cuneo fiscale lato imprese e messa a terra di tutti gli interventi programmati. E bisogna farlo in fretta».

 

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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