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Ritorna a Confapi Padova

«VOGLIAMO FARE DI PADOVA IL CENTRO DELL’INNOVAZIONE DEL NORD EST»

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A tu per tu con il presidente Antonio Santocono, che ha accolto il Consiglio direttivo di Confapi Padova in Camera di Commercio: a pochi mesi dalle elezioni per il rinnovo dell’Ente lo abbiamo intervistato, tracciando un bilancio di questi cinque anni di mandato e proiettandoci sui prossimi. Tra i temi affrontati, il nuovo ruolo della Fiera e lo stato di salute del tessuto economico del territorio: «Dai media toni allarmistici: le imprese stanno già ricevendo ordinativi per il 2024, Pil ed export danno segnali positivi. Ricandidarmi? Sì, ci sto pensando».

 

Già a capo di Corvallis - uno dei primi operatori di Information Technology in Italia, di cui oggi è vicepresidente - dal 2018 Antonio Santocono è alla guida della Camera di Commercio di Padova. In occasione del Consiglio direttivo di Confapi, ospitato nella sede dell’Ente di Piazza Insurrezione, lo abbiamo intervistato, per tracciare un bilancio di questi cinque anni di mandato e proiettarci sui prossimi.

Presidente, partiamo dalla situazione generale: dal suo osservatorio privilegiato, qual è lo stato di salute dell’economia padovana, oggi?

«Direi che, a dispetto dei toni allarmistici che si riscontrano ogni tanto dai media, è buono. I dati relativi a Pil ed export sono migliori rispetto a quelli del 2019, prima della pandemia, con la previsione di superare i 12 miliardi di euro nelle esportazioni entro la fine del 2023: valori inimmaginabili solo poco tempo fa. In questo quadro, che certo non è di stagnazione, il settore manifatturiero si conferma in crescita, trainando gli altri, ma il segno è positivo anche per commercio, servizi e turismo. Le difficoltà ci sono, e non possiamo nasconderle: quelle dovute all’inflazione, alle problematiche relative all’approvvigionamento energetico e delle materie prime, per arrivare alla situazione geopolitica e alla guerra in Ucraina. Quelli citati sono tutti fattori di incertezza e l’incertezza, si sa, è nemica degli investimenti. E tuttavia gli ordini nel manifatturiero vanno già oltre il 2024: aspettiamo i prossimi dati congiunturali, ma il sentiment mi spinge a dire che il temuto contraccolpo, dopo un 2022 fortemente positivo, non ci sarà».

A fare da contraltare sono i dati più recenti sfornati proprio dalla Camera di Commercio, che, per il 2022, attestano una riduzione dell’1,3% del numero delle imprese attive rispetto al 2021, contando 106.708 unità nella provincia di Padova. Come leggere questa diminuzione?

«Questi cali sono fisiologici. Negli ultimi trimestri il saldo tra aziende che chiudono e aziende che aprono era sempre stato positivo, soprattutto a favore di aziende di giovani, donne e cittadini stranieri. Gli ultimi numeri vanno in controtendenza, ma è un riscontro che, al momento, non ritengo particolarmente significativo. Tenete presente che occorre distinguere fra sede principale e sedi secondarie, perché con l’aumento dello smart working legato alla pandemia molte aziende hanno chiuso le proprie diramazioni, centralizzando da remoto le proprie attività. È un fenomeno che però stiamo ancora studiando, proprio per poter comprendere se siamo alle prese con dinamiche passeggere o se dietro c’è un segnale più preciso, all’interno di un tessuto imprenditoriale che, comunque, sta cambiando».

Padova e il Veneto hanno subito un minor contraccolpo rispetto ad altre regioni italiane, ma in questi anni si sono trovate a fronteggiare sfide inedite di portata enorme. Quali sono le risorse e le strategie che la Camera ha messo in campo per sostenerle?

«La transizione digitale e quella energetica sono i nostri cavalli di battaglia da un paio di anni, soprattutto dopo la pandemia, perché tante imprese hanno deciso di digitalizzarsi e adottare nuove tecnologie, puntando anche sull’e-commerce. Ma abbiamo investito molto sul turismo - anche promuovendo e costruendo a più livelli un modello di DMO per Padova, che unisca competenze, proposte e risorse per una migliore gestione della destinazione e dell’offerta turistica del nostro territorio - e sullo sviluppo delle nostre partecipate. In media posso dire che abbiamo destinato alle imprese tra i 6 e i 7 milioni di euro all’anno, con il massimo sforzo nel 2022, quando abbiamo restituito al territorio quasi il 78% di quanto incassato dal diritto camerale».

Nel corso del suo mandato, un ruolo decisivo è stato svolto nel ridisegnare la Fiera di Padova, attraverso un piano strategico per il quale possiamo a buon diritto parlare di una vera rivoluzione. Quale filosofia vi ha guidato?

«Credo che si possa senza troppi dubbi parlare di rivoluzione, sì. A dettarla una considerazione: il fatto che gli eventi fieristici tradizionali, come li intendevamo fino a qualche anno fa, non sono più praticabili. I numeri dicono che moltissime fiere internazionali, basate su quel sistema, sono in crisi. Noi, per contro, abbiamo scelto di fare della fiera il centro dell’innovazione nel territorio, coagulando al suo interno iniziative che hanno a che fare col mondo dell’industria, della ricerca e dell’università: al suo interno stiamo costruendo la facoltà di Ingegneria e abbiamo realizzato il Competence Center, che ha coinvolto 7 università del Nord Est e una quarantina di aziende del territorio, soprattutto nell’area del settore primario. Inoltre abbiamo completato il Centro Congressi, quella che è la vera chiave di volta di questa evoluzione: a riguardo, grazie alle strutture a disposizione, il nostro obiettivo è quello di ospitare eventi fieristici di tipo verticale, conseguenti a quelli congressuali».

Cosa significa nello specifico?

«Faccio un esempio: ipotizziamo che ci sia un congresso nel mondo dell’Intelligenza Artificiale. Bene, noi pensiamo di allestire capannoni che ospitino imprese che producono prodotti e servizi destinati a quel mondo. Ed è un tipo di programmazione che possiamo replicare per almeno il 70% degli eventi. Questo ci permetterà di occupare i padiglioni per due volte al mese dando una svolta rispetto al passato, quando la percentuale di occupazione era molto bassa, tranne che nel periodo in cui erano destinati alla fiera di auto e moto d’epoca».

Il cambio nella linea adottata è stato dettato anche dai nuovi scenari imposti dalla pandemia o era già stato programmato?

«Il cambio di filosofia era già stato deciso, nel momento in cui siamo ridiventati proprietari come ente pubblico. Forse non tutti lo avevano recepito a suo tempo ma lo abbiamo dichiarato da subito: lavoreremo per cambiare il modello. E posso dirvi che non ci aspettavamo una risposta così positiva: non prevedevamo di incassare più di un milione e 800 mila euro dai congressi nel 2022, invece in soli sette mesi abbiamo incassato più di tre milioni. Nessuno poteva immaginare una riposta del genere, questo ci ha fatto capire che la direzione imboccata era quella giusta».

Alla luce del percorso intrapreso e dei risultati raggiunti si ricandiderà per il prossimo quinquennio?

«Rispondo dicendo che è ancora troppo presto per dirlo, ma che ci sto pensando. Il rapporto col sistema associativo sin qui è stato armonico e funziona, per cui ci sto pensando, sì, anche per dare continuità al percorso: se mi consentite la battuta, la prima esperienza è quella in cui si impara il mestiere e nella seconda si realizza quello che si sa fare. Ora stiamo aspettando che la Regione validi i dati forniti dalle associazioni di categoria, poi saranno formalizzate le candidature. Ma non prima del mese di giugno, considerando che la scadenza del mandato è a luglio».

 

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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